Cosa sono i cerchi delle fate e perché sono importanti per l’ambiente

I cerchi delle fate sono sono formazioni naturali tipiche delle aree più aride e desertiche del Pianeta, contraddistinte da anelli di vegetazione a circondare un’area centrale dove invece non c’è traccia di erba. Sono diventare importanti indicatori dello stato di salute di alcuni delicati ecosistemi e della presenza di stress idrici o ambientali in aree particolarmente minacciate dal cmabimaneto climatico.
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Kevin Ben Alì Zinati 28 Agosto 2024

A dispetto di quello che potrebbe farti pensare il loro nome, i cerchi delle fate sono formazioni naturali che esistono per davvero e che puoi trovare nelle aree più aride e desertiche del Pianeta.

Noti anche come “fairy circles”, si tratta di piccoli anelli di vegetazione – a volte densa altre volte meno – che circondano un’area centrale dove invece non c’è traccia di erba.

Possono avere dimensioni diverse, alcuni riescono addirittura a raggiungere i 20 metri di diametro, e generalmente sopravvivono per decine di anni. Eppure, ancora oggi si sa poco su questi fenomeni.

Per via della natura misteriosa che li contraddistingue, questi cerchi di vegetazione hanno trovato posto all’interno di storie e leggende tradizionali delle popolazioni di queste aree ed è proprio da qui che devono il loro nome: per molto tempo, infatti, si è creduto che queste insolite formazioni fossero il frutto di danze notturne di fate o spiriti.

Non si tratta però solamente di fenomeni naturali estremamente affascinanti. I cerchi delle fate sono anche molto importanti dal punto di vista ambientale perché possono fornire informazioni preziose sulla salute degli ecosistemi così come sulle dinamiche delle risorse naturali come l’acqua, vegetazione e i nutrienti, costantemente minacciati dalla crisi climatica.

Cosa sono i cerchi delle fate e dove trovarli

I cerchi delle fate sono aree circolari di suolo prive di vegetazione e circondate però da un anello di erba a vuole densa altre volte più rada.

Hanno un diametro variabile, spesso compreso tra i 2 e i 10 metri anche se non è raro vedere cerchi di quasi 20 metri di diametro.

Sono particolarmente diffusi nel deserto del Namib, in Namibia, dove si estendono per circa duemila chilometri dall'Angola fino alla parte nord-occidentale del Sudafrica. Negli anni la loro presenza è stata comunque registrata anche in Australia, specialmente in una piccola zona a est della città di Newman, nella regione di Pilbara.

Come ti dicevo prima, ancora oggi non abbiamo grosse certezze sulla loro origine e al di là dei racconti leggendari, la scienza ritiene siano il risultato di interazioni complesse tra le piante e il suolo.

Secondo altre teorie, invece, la disposizione a cerchio della vegetazione sarebbe la conseguenza più diretta delle estreme condizioni di aridità a cui queste aree del mondo espongono alcuni tipi di piante, costringendole dunque a trovare in questa disposizione a cerchio il modo per massimizzare l’uso di un risorsa scarsa come l’acqua.

Cosa possono dirci i cerchi delle fate sull’ambiente

I cerchi delle fate sono indicatori ambientali importanti. Secondo alcune ipotesi di ricerca, la loro presenza e distribuzione rappresentano dati determinanti per avere maggiori informazioni sulla disponibilità di risorse come l'acqua e i nutrienti nel suolo nelle aree desertiche e aride del mondo.

Alcuni studi, per esempio, hanno dimostrato che i cerchi delle fate possono diventare indicatori di aree in cui vi è un forte stress idrico e dove le piante sono dunque costrette a competere per l’acqua.

In un Pianeta e dunque in un gigantesco ecosistema in costante cambiamento a causa della crisi climatica, queste formazioni possono anche rappresentare termometri utilissima per monitorare gli effetti del riscaldamento globale, in particolare sugli ecosistemi aridi.

Devi sapere che esistono anche dei cerchi delle fate simili a quelli desertici ma diversi, perché temporanei e tipici di zone con paludi salmastre. Si trovano per esempio in Cina, dove sono diventati importanti alleati scientifici per lo studio della capacità di adattamento delle piante ai fenomeni di stress idrico provocati dal cambiamento climatico.

Fonte | Georg-August-Universität Göttingen