Costa inaugura i primi “caschi verdi”: 22 esperti che contribuiranno a tutelare gli “scrigni italiani”

Esperti in varie discipline, ambientali ma non solo, affiancheranno gli enti gestori per contribuire alla tutela e alla valorizzazione dei siti Unesco italiani. Introdotti nel Dl Clima, i caschi verdi saranno dei veri e propri paladini ambientali, ora in Italia e in futuro nel mondo.
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Sara Del Dot 29 Gennaio 2020

“Oggi abbiamo i primi 22 caschi verdi per l’ambiente”. Ha inaugurato così ieri Sergio Costa l’introduzione dei primi esperti che affiancheranno gli enti gestori dei luoghi patrimoni Unesco per la tutela e la salvaguardia di quelli che il ministro dell’Ambiente ha definito “gli scrigni naturali” in Italia e nel mondo.

Introdotti con l’approvazione del Dl Clima da poco approvato, Costa ha quindi concretizzato l’intenzione di apportare un contributo fondamentale per la valorizzazione e tutela dei luoghi naturali tra i più belli e bisognosi di attenzione in Italia, con la previsione di portare questo aiuto anche all’estero.

Ma cosa sono esattamente questi “caschi verdi”? Come ha spiegato bene Costa in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook alla fine dell’incontro con loro per la firma del Protocollo di collaborazione, si tratta di una serie di persone esperte in varie discipline scientifiche e non, che lavoreranno in squadra per presentare un piano di gestione finalizzato alla tutela di alcune zone particolarmente sensibili e bisognose di tutela e valorizzazione del Paese. Attualmente tutte le figure provengono da Ispra ma presto il gruppo sarà ampliato con esperti provenienti da altre realtà.

I campi di esperienza dei caschi verdi potranno essere molteplici: fisica, biologia, ingegneria ambientale ma anche materie umanistiche come lettere, filosofia e qualsiasi ambito che possa studiare in che modo migliorare la gestione dei patrimoni Unesco.

Quello dei caschi verdi è il primo caso al mondo, che il ministro riferisce di aver negoziato personalmente con la direttrice dell’Unesco a Parigi. Oggi, queste figure stanno già lavorando a stretto contatto con gli enti gestori su sette progetti che coinvolgono altrettanti siti italiani patrimonio mondiale culturale, tra cui Montalbo, la Sila, la Collina del Po e l’Etna.

A questo programma sperimentale sono destinati due milioni di euro per ogni anno dal 2020 al 2022, e l’intenzione è quella di contribuire sempre di più alla tutela del patrimonio naturale sia sulla Penisola che nel resto del mondo.