Da 7 esemplari a oltre 5.000: così la Cina ha salvato l’ibis crestato dall’estinzione

Noto come la “Gemma orientale” o “Uccello di buon auspicio”, l’Ibis crestato era a serio rischio estinzione. Fino a quarant’anni fa esistevano soltanto sette esemplari in tutto il mondo. Grazie allo sforzo del governo cinese, che ne ha vietato la caccia e li ha allevati in cattività, adesso l’uccello dalla testa rossa e dal becco nero è tornato a ripopolare il suo habitat.
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Francesco Li Volti 5 Ottobre 2020

Quando nel 1981 furono trovati 7 esemplari di Ibis crestati, la notizia fece il giro del mondo. Furono trovati dall'ornitologo cinese Liu Yinzeng e dal suo team di ricerca in Cina, nella contea di Yangxian, nella provincia nordoccidentale dello Shaanxi, nelle profondità delle montagne del Qinling.

Da quel momento il governo cinese ne ha bandito la caccia, ha bloccato l'uso di fertilizzanti chimici e di pesticidi nelle risaie, ma soprattutto ha deciso di vietare il disboscamento in quelle aree, così da permettere al simpatico uccello dalla cresta rossa di nidificare ovunque preferisca. Insomma, una buona notizia sia per la flora che per la fauna cinese. 

L'ibis crestato è un uccello piumato bianco come la neve, dal grosso becco nero (simile alla maschera di Pulcinella) e con una particolarissima cresta sulla testa. Un animale davvero molto simpatico, che fino a poco fa si credeva addirittura estinto.

La caccia e la perdita del suo habitat, per colpa della mano dell'uomo, hanno portato l'Unione internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), a classificare l'ibis crestato come un animale a serio rischio di estinzione. Nel 1987, 51 alberi nidificanti furono dichiarati demanio e protetti, pattugliati e sorvegliati durante la stagione riproduttiva.

Nel 1991 la svolta: nella contea di Shaanxi, la Cina ha ordinato di allevarli in cattività, proteggendo 24 ore al giorno gli alberi sui quali nidificavano, spargendoci sopra del burro così da impedire agli altri animali di attaccarli e installando dispositivi di protezione per difenderli dai loro nemici naturali, come i serpenti. Inoltre ha deciso di chiudere l'accesso alle montagne, per facilitare il rimboschimento nelle aree in cui vive.

Soprannominato la "Gemma orientale" o "Uccello di buon auspicio", in realtà il nome scientifico dell'ibis crestato è Nippon Nipponia. Un suono che fa tremendamente venire in mente il Giappone. Per i giapponesi infatti esso è un "uccello sacro". Per questo motivo negli anni Novanta la Cina ha donato cinque ibis crestati al Giappone, per aiutare il Paese a ricostituire la specie. Oggi in Giappone se ne contano quasi 500, tutti discendenti dei cinque ibis cinesi. 

Adesso gli ibis crestati, che si possono incontrare solo in Cina e in Giappone (solo rarissimi avvistamenti qua e là, come quello in Italia), sono più di 5.000. Un grande successo, grazie allo sforzo e alla volontà di coloro che ci hanno creduto fin dall'inizio.