Quasi nel silenzio generale i primi tre giorni del mese di settembre potrebbero rivelarsi in futuro anche i tre giorni più importanti dal punto di vista ambientale per l'Italia, al punto tale da generare una vera e propria svolta nella lotta al cambiamento climatico. Vero anche, e qui ci aiuta proprio il condizionale, che prevedere quel che potrebbe accadere in futuro, da questo punto di vista, non spetta a noi, ma provare a condizionare il futuro in meglio perchè no… Assolutamente sì.
Come possiamo farlo? Raccontando quel che è andato in scena a Val D'Assola dal 1° al 3° settembre. Alimentando un tema che ha trovato poco spazio nell'opinione pubblica Mainstream di questi giorni.
In questi tre giorni si è provato a far nascere un nuovo polo unico, culturale e centrale per quanto riguarda i temi ambientali. Tutte le forze di attivismo "green" del Paese si sono riuniti per dar vita agli "Stati generali del clima".
Erano presenti infatti i Fridays For Future (che il 6 ottobre terranno il loro sciopero nazionale per il clima), ma anche Extinction Rebellion Italia, Action Aid Italia, CAI giovani, Cittadini sostenibili APS, Bike pride, Ecologia Politica Network, Fantapolitica!, il Patto europeo per il Clima della Commissione europea, il Collettivo di fabbrica GKN, GYBN Italia, Italian Climate Network, il Comitato nucleare e ragione, la FIAB Torino, The Outdoor Manifesto, il Protect Our Winters Italia, Rete Climatica Trentina, Terra!, The Climate Route, Torino respira, Sai che puoi?, ORA!, Change for Planet, Foglia Tonda, The Carbon Almanac Network e Regeneration Italia.
Un'azione nuova che è servita per provare a dar vita a qualcosa di diverso che possa unire la pluralità di visioni ecologiche, di giustizie sociali e culturali, ma con il solo unico scopo: combattere la crisi climatica.
Ohga allora ha pensato di raccontare questo summit degli Stati Generali del Clima attraverso chi al summit c'era e partecipava in forma attiva.
Abbiamo quindi chiesto a Marco Modugno, attivista dei Fridays For Future di raccontarci com'è andato questo primo grande incontro, cosa bolle in pentola, quali sono stati i temi più trattati e anche le modalità che le varie forze in campo hanno perseguito per trovare soluzioni ai problemi ambientali.
Anticipazione? Da questo racconto è sembrato a noi come, dopo 5 anni dalla prima manifestazione di Greta Thunberg fuori dal Parlamento svedese con il cartello in mano, i tempi siano diventati ormai maturi per provare a trasformare l'attivismo, da semplice manifestazione di dissenso e di idee, in un attivismo molto più politico, con un domani che… chissà, potrebbe anche nascere un nuovo partito verde.
Il sogno nel cassetto è quello di formare un partito politico che unisca tutte le forme di attivismo?
Sì, questa è una delle possibilità principale che si vuole vagliare. Se dovessimo metterci tutti insieme, come vorremmo, si potrebbe pensare a una formazione partitica. Prima però di candidarsi alle politiche, l'idea sarebbe quella di creare un soggetto politico forte, con un'unica voce autorevole. Non è mai facile poi unire realtà diverse, però mi sento di dire che in questi tre giorni quest'aspetto è avvenuto con una certa naturalezza. Ci conforta per il futuro.
All'incontro sono mancate le grandi associazioni ambientali, come mai?
Non c'è arrivata una comunicazione ufficiale e formale del motivo d'assenza. Quello che pensiamo è che essendo degli interlocutori già forti con le istituzioni per conto loro, però avremmo gradito una loro messa a disposizione per accelerare questo nostro processo. Posso dirti solo che è stato un peccato, avremmo avuto la possibilità di avere esempi di modello di crescita che hanno già avuto loro negli anni passati.
Quali sono stati i temi che più avete toccato, di cui più avete parlato in questi tre giorni?
Questo senz'altro è il punto più interessante sia del nostro racconto, sia proprio di quel che abbiamo fatto in questi tre giorni. La decisione più forte e non era scontata visto la pluralità di gruppi presenti, è stata quella di capire di quali temi discutere, sia internamente, sia esternamente. Ci siamo soffermati molto sul tema dell'energia, dell'agroalimentare, ma anche e soprattutto sul tema della giustizia sociale. E in questo caso intendiamo uno sviluppo a 360° della giustizia, dal punto di vista climatico, dal punto di vista culturale, dal punto di vista economico.
Per quanto riguarda il tema dell'energia, qual è stato il centro del dibattito?
Tra tutte le realtà presenti, c'erano anche realtà che trattavano il tema del nucleare. Un tema che non ha provocato assolutamente scontri, anzi. Abbiamo parlato serenamente anche del nucleare. Inoltre ci siamo soffermati sulla democrazia energetica, sulla redistribuzione del controllo, della produzione e del consumo con coscienza dell'energia nazionale.
Scusami, giusto per precisazione: quindi non avete bocciato il tema del nucleare…
Non è possibile bocciarlo perchè significherebbe che già una parte di gruppi di attivismo presenti al Summit avrebbe avuto la meglio, quindi per questo no. Abbiamo messo sul piatto tutti i temi che i gruppi hanno portato agli Stati Generali.
Voi, come Fridays quale tema avete portato?
Abbiamo parlato molto della giustizia sociale, ma anche di tutti gli altri temi che facemmo presenti proprio un anno fa in vista delle elezioni di settembre. Temi che sono presenti "nell'agenda climatica".
Come sono avvenuti i dibattiti?
C'è stata una mediazione da parte del gruppo "prossima cultura" e questo c'ha permesso di lavorare meglio sui vari punti. Ci siamo divisi in più gruppi e per ogni tema ogni gruppo ha portato le proposte. E mi sento di dire che prima di voler creare una qualsiasi cosa con gli Stati Generali, che sia rappresentativo dei problemi dell'Italia, bisogna strutturare, attraverso energie e risorse, una rete sociale di persone nel Sud . Bisogna riattivare una disattivazione generale di attivismo nel territorio meridionale. Questo lo dico perchè diventa fondamentale se si vuole diventare una forza unica nazionale. Bisogna avere una grande rappresentazione in ogni Regione. Il fatto che Fidays non esista in Basilicata, Calabria e Molise o esista poco in Puglia, Sicilia e Campania è un grosso problema per puntare a qualcosa di più grande.