Dai semi di sesamo dell’India ai fichi secchi della Turchia: la black list degli alimenti più pericolosi per la salute

Prezzi stracciati, regole di sicurezza non rispettate e soprattutto scarsa qualità. Cosa si nasconde dietro gli alimenti importati dall’estero che portiamo in tavola? In occasione del XIX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione, Coldiretti ha presentato una black list degli alimenti più pericolosi per la salute.
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Gaia Cortese 22 Novembre 2021
* ultima modifica il 02/02/2023

Diossine, metalli pesanti, additivi e coloranti. Se nell'acquistare prodotti alimentari non si presta la necessaria attenzione, è molto probabile che finiscano sulla tua tavola sostanze inquinanti che possono nuocere alla tua salute. A lanciare l'allarme è il dossier di Coldiretti “La black list dei cibi più pericolosi” presentato in occasione del XIX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione sulla base delle rilevazioni dell’ultimo rapporto del Sistema di allerta rapido europeo (RASFF), che denuncia i rischi alimentari verificati a causa di residui e inquinanti chimici nell’Unione Europea nel 2020.

Nella black list c'è un po' di tutto, anche quello che si crederebbe salutare per l'organismo. Gli alimenti più pericolosi sembrano proprio essere i semi di sesamo provenienti dall’India (296 casi verificati), seguiti dalla carne di pollo low cost dalla Polonia e dalla frutta e verdura proveniente dalla Turchia. Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Rassf, rientrano nella lista nera anche le arachidi provenienti da Usa e Argentina, i pistacchi turchi e iraniani e le ostriche francesi.  In generale, nella classifica dei Paesi dai quali arrivano i cibi più contaminati compare l’India, responsabile del 12% degli allarmi alimentari scattati in Europa, seguita dalla Turchia con il 10% e dalla Polonia (10%), anche se preoccupano anche Francia, Olanda e Cina.

“I pericoli maggiori sono venuti dai semi di sesamo dell’India, molto di moda nelle insalate salutistiche, a causa della presenza di ossido di etilene, e dalla carne di pollo polacca con la salmonella, ma sul podio del rischio c’è anche la frutta e verdura importata dalla Turchia per la presenza di residui di pesticidi – sottolinea Coldiretti –  Nella black list alimentare ci sono poi il pepe nero brasiliano a rischio salmonella, i fichi secchi dalla Turchia per l’elevato contenuto in aflatossine cancerogene come pure le arachidi da Usa e Argentina, i pistacchi turchi ed iraniani mentre le ostriche francesi sono state individuate contaminazioni da norovirus responsabili di gastroenteriti”.

Dal momento che le quantità di prodotti importati in Italia non sono assolutamente trascurabili, almeno l’87% degli italiani vorrebbe imporre il divieto di ingresso nei mercati nazionali di prodotti che provengono da Paesi che non rispettano le comuni regole di sicurezza. Non solo. Spesso e volentieri non è solo un problema, già di per sé grave, di scarsa qualità, oltretutto accompagnata da prezzi stracciati che purtroppo diventano competitivi, ma anche di condizioni di lavoro di sfruttamento che si celano dietro il commercio di questi prodotti.

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