Dal Libano fino alla Siria, il colera si sta riaffacciando in Medio Oriente (e non solo)

Ad oggi si contano 17 decessi in Libano, dove l’infezione da colera mancava da almeno tre decenni mentre in Siria i morti sarebbero invece 60. L’epidemia però si starebbe progressivamente diffondendo a macchia d’olio e sarebbero arrivato in oltre 29 Paesi: si tratta del più alto numero di focolai mai registrato.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 4 Novembre 2022
* ultima modifica il 04/11/2022

Si è diffuso inizialmente in Libano, dove fino ad oggi è costato la vita a 17 persone, ma erano almeno tre decenni che non vi erano sue tracce nel Paese. Poi ha valicato i confini della Siria (o forse viceversa) e dopo 15 anni si è rovesciato nel suo territorio provocando oltre 60 decessi.

Dopo decenni di silenzio, il colera si sta riaffacciando in medio Oriente e non solo dal momento che giorno dopo giorno sta facendo registrare focolai sempre più diffusi anche al di fuori della regione.

Oltre Libano e Siria, al momento altri 29 Paesi hanno segnalato casi di colera. Tra questi puoi contare la Nigeria, il Malawi, l’EtiopiaHaiti: forse non lo sai, ma si tratta del più alto numero di focolai mai registrato.

Non si sa bene cosa abbia innescato l’epidemia. Di certo però non si può negare il ruolo delle molteplici e complesse emergenze umanitarie e sanitarie intrinseche a queste regioni del mondo, sempre più falcidiate da carestie, povertà e pessime condizioni igienico-sanitarie e scarsa disponibilità di acqua pulita e potabile.

Un quadro, come puoi immaginare, che risulta ulteriormente aggravato anche dall’avanzare dei cambiamenti climatici e delle sue devastanti conseguenze socio-sanitarie.

Contro il colera esistono dei vaccini. Ad oggi abbiamo a disposizione un farmaco orale costruito su un batterio inattivato che è considerato molto efficace ma non è l’unico strumento di prevenzione. Per contenere l’epidemia di colera serve soprattutto garantire un accesso ad acqua e servizi igienici sicuri e poco favorevoli alla sopravvivenza della malattia.

Il colera

Estremamente contagioso, il colera è un’infezione diarroica intestinale provoca da un batterio chiamato Vibrio cholerae, che trova riapro e sopravvivenza nelle acque stagnanti.

Una volta ingerita attraverso cibo o acqua contaminata, quest’infezione può albergare nel nostro organismo in modo asintomatico oppure può farsi sentire causando sintomi come diarrea e vomito, cui può seguire una forte e rapida disidratazione.

Il colera è potenzialmente mortale, se però non venite trattato adeguatamente o per tempo. Secondo l’Oms, ogni anno, si registrerebbero da 1,3 a 4 milioni di casi, con un numero di morti compreso tra 21mila e 143mila.

Il ruolo del Climate Change

Se il batterio responsabile del colera trova casa nelle acque sporche e stagnanti, capisci bene come il cambiamento climatico stia giocando un ruolo determinante nell’esplosione dei focolai di queste ultime settimane (e non solo) in medio Oriente.

Eventi climatici estremi e disastrosi come inondazioni, siccità e cicloni contribuiscono infatti all’instabilità delle infrastrutture igienico-sanitarie di paesi poveri e già falcidiati da anni di carestie e conflitti.

E la siccità riduce inevitabilmente l’accesso a fonti di acqua pulita, creando quindi gli ambienti giusti per la diffusione del colera. E se pensi che le conseguenze del Climate Change continueremo a vederle sempre più gravi anche da noi…

Questo domino, insomma, rischia di pesare parecchio sulla gestione dell’epidemia in queste regioni del Mondo. Non ha caso, infatti, il dottor Abdinasir Abubakar, rappresentante dell’Oms, ha sottolineato che “il colera è mortale, ma è anche prevenibile attraverso i vaccini e l'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienici. Può essere facilmente trattato con una tempestiva reidratazione orale o antibiotici per i casi più gravi”.

Cosa succede in Libano

Lo scorso 6 ottobre 2022, il Ministero della Sanità pubblica libanese ha segnalato all'Oms il primo focolaio di colera sul territorio nazionale.

Prova a immaginare lo stupore e, insieme, la preoccupazione sul suo volto visto che erano quasi tre decenni che in Libano non v’era traccia di quest’infezione.

Da quando il primo è stato confermato, sono stati segnalati oltre 1400 altri casi sospetti in tutto il paese, inclusi 381 confermati dalla analisi in laboratorio.

Il ceppo di colera attualmente in circolazione è il sierotipo Vibrio Cholerae O1 El-Tor Ogawa, una forma molto simile a quello che sta dilagando anche in Siria. Inizialmente i casi di colera, in Libano, erano rimasti confinati nelle regioni settentrionali ma in breve tempo si sono diffusi in quasi tutto il territorio, arrivando fino alla capitale Beirut.

Cosa succede in Siria

La prolungata siccità, in Siria, ha provocato in questi mesi un abbassamento dei livelli delle acque dell’Eufrate, utilizzate dalle popolazioni delle campagne e delle zone limitrofe come principale fonte idrica.

Il punto, però. È che queste acque sono contaminate e insieme alla persistente mancanza di acqua potabile ha quindi contribuito alla diffusione dell’epidemia di colera nel paese.

Da inizio ottobre, Damasco ha fatto registrare 13mila casi sospetti con 60 morti: non poco. Per far fronte all’enorme focolaio, anche Medici Senza Frontiere è scesa in campo: in collaborazione con le autorità locali, sta infatti contribuendo all’allestimento di un centro di trattamento per il colera da 65 posti letto a Raqqa, dove in due settimane sono stati ricoverati quasi 600 pazienti.

Cosa succede in Nigeria

L’epidemia di colera sta spingendo forte anche i Nigeria. Qui, a partire dal 5 ottobre, sono stati registrati più di 5mila casi con ben 178 decessi in 13 aree del governo locale nello stato del Borno, nel nordest del Paese.

Pensa che in tutti i primi nove mesi dell’anno, i casi totali erano stati poco più di 10mila. Questa rapida diffusione dell’infezione sera connessa, anche qui, ai mesi di piogge estremamente abbondanti che hanno provocato disastri e inondazioni.

I vaccini

Gli improvvisi focolai di colera nelle regioni mediorientali e non solo stanno portando, in queste settimane, a un’importante carenza di vaccini.

Per questo, come ha spiegato l’Oms, l’International Coordinating Group on Vaccine Provision, ovvero l’ente che gestisce le scorte globali di vaccino contro il colera, sta temporaneamente sospendendo il regime di vaccinazione standard con 2 dosi adottando invece un approccio a dose singola.

Si tratta di una strategia di emergenza che consente di vaccinare contemporaneamente più persone, offrendo loro una protezione efficace seppur per breve tempo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta comunque supportando le regioni colpite dall’infezione garantendo più di 600mila dosi di vaccino per le popolazioni più vulnerabili, compresi il personale sanitario, i carcerati e i rifugiati. Nelle prossime settimane sono comunque previste campagne di vaccinazione orale contro il colera sia per il Libano che per la Siria.

Fonti | Oms; Medici Senza Frontiere; Reuters 

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.