
Ersaf, ovvero l'Ente regionale dei servizi all'agricoltura e alle foreste si occupa delle attività di "raccolta, gestione, semina e distribuzione delle specie autoctone della regione Lombardia" – afferma Thomas Epis, responsabile del Vivaio Forestale di Curno – con l'obiettivo di preservare la biodiversità del territorio.
Ersaf è specializzata nella vivaistica forestale di piante autoctone, ovvero le specie originarie di un determinato luogo, che si sono sviluppate senza l'intervento dell'uomo. Queste piante sono importanti perché provengono dai boschi da seme della Lombardia, costituiscono la ricca biodiversità regionale e determinano i suoi equilibri. Preservarle è fondamentale per mantenere le caratteristiche naturalistiche del territorio.
"Se esistono in ambienti naturali del nostro territorio con un determinato clima, vuol dire che si sono evolute e adattate a questi ambienti", spiega Giovanni Ravanelli, funzionario tecnico di Ersaf. Tutelarle è ancora più importante alla luce dei dati diffusi da Coldiretti, secondo cui 23 varietà vegetali e 16 razze animali sono attualmente a rischio in Lombardia.
La vivaistica forestale ha lo scopo di produrre piante (forestali, per l'appunto) che grazie a determinate caratteristiche morfologiche e genetiche si adattino bene all'ambiente circostante e assicurano un rapido livello di accrescimento anche in ecosistemi ostili.
Nel vivaio di Curno vengono prodotte ogni anno "700mila piante, contro le circa 200mila del 2017" – spiega Thomas Epis – e coltivate oltre 70 specie diverse. Il procedimento è diviso in sei fasi, tutte fondamentali per lo sviluppo della pianta.
La raccolta del seme forestale è il primo passo delle attività di coltivazione. Ersaf raccoglie la maggior parte dei suoi semi direttamente in boschi o ambienti semi-naturali. La maggior parte di questi viene raccolto in autunno e, più esattamente, tra ottobre e novembre.
Ci sono due tipi di semi: quelli con la polpa (es. ciliegi) e quelli senza (es. ghiande e nocciole). Per quanto riguarda la prima tipologia, "logicamente si deve separare la polpa dal seme", attraverso un processo chiamato spolpatura. Per quelli secchi, invece, si usa la trebbiatura che separa i semi dalle foglie e da altri residui della pianta. In un secondo momento si effettua il trattamento protettivo del seme con sali di rame, per poi procedere con l'asciugatura del seme.
La maggior parte dei semi non può essere seminato direttamente, ma va trattato con procedimenti termici (estivazione e vernalizzazione). Per fare ciò prima di tutto si deve unire a sabbia o torba per ricreare condizioni naturali simili a quelle originarie forestali. Dopo aver effettuato questo passaggio si procede (ovviamente in ordine temporale, rispettando i cicli naturali) alla vernalizzazione in cella frigorifera, o all'estivazione, esponendoli ad una temperatura di 15-20 gradi in condizioni umide.
Dopo che il seme avrà completato il suo processo di sviluppo, si potrà passare alla semina, che può essere manuale o automatizzata. Nel caso di quella automatica (effettuata grazie all'ausilio di macchinari specializzati), si tratta di una semina in microalveoli in cui la plantula rimane per pochi mesi, prima di essere trasferita in alveoli più grandi.
Nel caso di quella manuale, invece: dopo aver controllato la germinazione del seme e il substrato (la terra in cui si seminerà), si devono riempire le seminiere, riporre i semi negli alveoli e poi ricoprirli. In questo caso la pianta rimane negli alveoli per un anno (se si tratta di specie ad accrescimento rapido) o due anni (per quelle ad accrescimento lento).
Le piante di un anno possono essere trapiantate in vaso e rimanere in vivaio un altro anno. Generalmente dopo un anno sarebbero già pronte per essere a dimora, ma rimangono in vaso perché le loro dimensioni sono ridotte, mentre la maggior parte delle richieste sono per piante "pronto effetto", ovvero quelle già sviluppate alla vista.
Al termine del ciclo produttivo le piante pronte per essere distribuite vengono selezionate e usate per i vari interventi di rimboschimento.
Molte delle piante coltivate nel Vivaio Forestale di Curno sono usate non solo per il ripopolamento delle aree boschive, ma anche in zone urbane o periurbane.
"Il presupposto di partenza è che le piante che si trovano nelle zone forestali lombarde si sono adattate a queste condizioni ambientali e climatiche", quindi possono essere usate anche per ripopolare le città con la biodiversità tipica del territorio, garantendo la sopravvivenza delle specie.