Detergenti, cosmetici, materiali, fertilizzanti: le fonti di microplastiche sono tantissime e vanno regolate

Centinaia di migliaia di microplastiche vengono riversate in mare e in atmosfera per ogni prodotto come make up, detergenti e fertilizzanti. Una situazione che non è regolata da nessuna legge ma che ci sta silenziosamente soffocando. Per questo, Greenpeace chiede vengano introdotte delle regolamentazioni.
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Sara Del Dot 16 Agosto 2020

In cielo, in mare, nella terra, nel cibo. Le mangiamo, le respiriamo, le assimiliamo qualunque attività facciamo. Studi su studi dimostrano che le microplastiche ci hanno letteralmente sommersi, ma sono talmente piccole e leggere che non ce ne accorgiamo, o meglio, fingiamo di non accorgercene. Nel frattempo loro raggiungono i ghiacciai dell’Artico, la cima delle montagne più alte del mondo, il fondo degli abissi.

C’è chi, però, ogni giorno si batte affinché queste piccole particelle nocive vengano ridotte nella nostra quotidianità, dove non sono regolate da nessuna legge. E la conseguenza di questo vuoto normativo è che ogni anno, in Europa, sono più di 40mila le tonnellate di microplastiche che finiscono in mare, provenienti soltanto da prodotti che acquistiamo e teniamo in casa, inconsapevoli di cosa contengono.

Si tratta di cosmetici, detergenti, vernici, fertilizzanti e altre sostanze che siamo abituati a usare, su noi stessi e sui nostri oggetti. Per pulirci e pulirli. Ma il prezzo chi lo paga? Ovviamente, il mare. Del contenuto in plastica liquida dei flaconi di prodotti per la casa ne avevamo già parlato in questo articolo, presentando il rapporto di Greenpeace sui pericoli dell’utilizzo di queste sostanze.

Quello che ti sfugge, forse, è che solo per il make up e la cura personale il rilascio medio di microplastiche in tonnellate ogni anno è di 3.800, da un minimo di 1.700 a un massimo di 5.900, anche se la situazione dovrebbe migliorare con il divieto di commercio di questi prodotti dal 1 gennaio 2020. Per quanto riguarda invece detergenti, prodotti per la pulizia della casa ecc il rilascio medio annuale è maggiore, circa 8.500. Peggio ancora fanno i fertilizzanti, con un rilascio medio di 10.000 tonnellate di microparticelle ogni anno, e i materiali di riempimento per campi da gioco in erba sintetica, con una media di 20.000 (da un minimo di 2.300 a un massimo di 64.700). Ancora ti stupisci che riescano a raggiungere i luoghi più remoti del mondo?

Greenpeace, sempre in prima linea nella lotta contro l’inquinamento e per la salvaguardia del Pianeta e dei suoi abitanti (compresi noi), ha quindi avanzato alcune richieste direttamente al Ministero dell’Ambiente per prendere più seriamente la questione microplastiche e agire concretamente per migliorare la situazione. Infatti, oltre a supportare la proposta europea di vietare l’uso di microplastiche aggiunte in diversi prodotti, l’organizzazione ha richiesto di:

  1. Definire rigidi criteri per la biodegradabilità;
  2. Non inserire alcun limite minimo di dimensioni per l’identificazione delle microplastiche: le particelle più piccole possono essere quelle più pericolose;
  3. Estendere il divieto anche alle plastiche liquide, semisolide e solubili, usate come ingredienti in numerosi prodotti di uso comune;
  4. Introdurre rigide regole per evitare la dispersione in ambiente dei granuli prodotti dall’industria petrolchimica;
  5. Regolamentare la presenza di microplastiche nei fanghi di depurazione da utilizzare in agricoltura;