Dieci oggetti di uso quotidiano che rilasciano microplastiche nell’ambiente (e anche nel nostro cibo)

Delle microplastiche ne parliamo in continuazione. Minuscoli frammenti di polietilene che colpiscono ambiente e salute delle persone, che hanno origine praticamente da qualunque cosa. Così, anche le tue abitudini apparentemente innocue possono trasformarsi in veri e propri nemici del Pianeta.
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Mattia Giangaspero 27 Luglio 2024

Che spiagge e oceani siano pieni zeppi di plastica non è certo una novità. E, purtroppo, non lo è nemmeno il fatto che gran parte dei pesci che arrivano sulla nostra tavola ne contengono una discreta quantità, da essi stessi ingerita quando ancora nuotavano felici e spensierati in mare. Non sono i soli che però contengono microplastiche. Ogni giorno nella tua quotidianità sei costantemente in contatto con le microplastiche perché sono presenti nelle bevande, in alcuni ingredienti che utilizzi in cucina e in alcuni oggetti di cui solitamente ti capiterà di avere o di toccare

Acqua potabile

Milioni di impercettibili fibre di plastica arrivano al nostro corpo attraverso l’acqua del rubinetto. Lo aveva già rivelato nel 2017 l’inchiesta Invisible: the plastic inside us realizzata da Orb Media. Una delle ipotesi è che le particelle cadano nell’acqua nell’atto di svitare il tappo di plastica, ma alcune aziende hanno commentato che potrebbe trattarsi di una contaminazione dovuta ai processi di imballaggio o imbottigliamento.

Sale da cucina

Sempre da una ricerca pubblicata su Environmental – Science and Technology, condotta da Greenpeace e dall’Università di Incheon in Corea del Sud, emerge che su 39 campioni di sale da cucina analizzati, provenienti da vari Paesi del mondo compresa l’Italia, 36 contenevano frammenti di microplastiche, in particolare di polietilene, polipropilene e polietilene tereftalato (le tipologie usate principalmente per produrre imballaggi). In base ai risultati della ricerca, una persona adulta potrebbe arrivare a ingerire fino a 2000 microplastiche all’anno soltanto attraverso il sale da cucina.

Birra

Secondo uno studio pubblicato l’11 aprile 2018, nemmeno la birra si salverebbe dall’inquinamento da microplastica. Infatti, pare che ogni litro di birra realizzata con l’acqua di almeno uno dei cinque Great Lakes (Superior, Michigan, Huron, Erie, Ontario) contenga in media 4.05 particelle di fibre di plastica. Se questo calcolo fosse applicabile a tutte le birre in circolazione, una persona che si concede in media una birra al giorno ingerirebbe circa 520 particelle di microplastica ogni anno.

Pesci

Greenpeace ha analizzato circa 200 specie tra pesci e invertebrati appartenenti a diversi gradini della catena alimentare e con abitudini alimentari diverse tra loro. La maggior parte del materiale è quello riservato al packaging industriale, chiamato polietilene. Anche gli scienziati della Ghent University, in Belgio, in una ricerca pubblicata a febbraio 2017 hanno calcolato che gli amanti dei molluschi arrivano a ingerire fino a 11.000 frammenti di plastica attraverso la loro alimentazione.

Glitter

Tutti i brillantini che hai sempre trovato o sfusi nei barattoli o nei cosmetici sottoforma di microsfere hanno un alto contenuto di microplastiche, infatti l'Unione Europea ha vietato la loro produzione, ma se dovessi ancora trovarli, acquistarli o averli in casa, sappi dei loro rischi. Qui ti abbiamo parlato anche di un'alternativa sostenibile.

The, Tisane

Difficile farci caso se non se ne è consapevoli, eppure solo la tisana che ti prepari la sera prima di andare a dormire è in grado di rilasciare una quantità inimmaginabile di microparticelle in plastica. In una ricerca pubblicata sempre sulla rivista Environmental Science and Technology a fine settembre 2019. Nel corso della ricerca, gli studiosi hanno verificato che in un una sola tazza di the bollente, una sola bustina in nylon o in Pet (polietilene tereftalato) è in grado di rilasciare almeno 11,6 miliardi di microparticelle (di dimensione quindi maggiore a 100 nanometri), e 3,1 miliardi di nanoparticelle (dimensione minore di 100 nanometri). Una quantità enorme di plastica, che viene quasi totalmente ingerita e assimilata dal nostro organismo finendo in seguito in circolo nell’ambiente.

Caffè

La moka, ormai si sa, è il metodo di preparazione di caffè più ecologico in assoluto. Niente plastica, niente parti monouso, solo una sciacquata veloce prima di mettere la miscela nel il filtro. Eppure, sempre più persone tendono a usare le cialde monouso da inserire nella comoda macchinetta automatica invece di attendere quei cinque minuti che la moka inizi a fare il suo gorgoglio sommesso. Il problema è che le capsule di ecologico non hanno proprio niente. Innanzitutto sono monouso, producono rifiuti indifferenziati in enorme quantità. Inoltre, la compressione iniziale a cui la cialda viene sottoposta comporta uno sprigionamento di metalliftalati e microplastiche che finiscono inevitabilmente dentro il nostro caffè. Ciò che inizialmente poteva essere considerato soltanto un’ipotesi, in realtà è stato verificato in uno studio del 2017, Phthalates and heavy metals as endocrine disruptors in food: A study on pre-packed coffee products, condotto da alcuni ricercatori italiani che hanno verificato la presenza in questi piccoli pacchettini di caffè di sostanze come appunto ftalati e metalli.

Dentifricio

Anche una semplicissima eppure irrinunciabile abitudine come quella di lavarsi i denti può essere dannosissima per l’ambiente, se portata avanti con l’utilizzo di prodotti carichi di microplastiche. Come le creme esfolianti, alcuni cosmetici e alcuni tipi di dentifricio, quel dentifricio che promette denti bianchissimi grazie alla presenza di micro sfere che finiscono poi nello scarico del lavandino e quindi nell’oceano. Secondo l’Unep, infatti, in Europa i cittadini rilasciano ogni giorno 74 tonnellate di microplastiche solo lavandosi i denti.

Filtri delle Sigarette

Sempre secondo l'Unep, anche i filtri delle sigarette contengono microplastiche che si disperdono nell'ambiente e che costantemente, nel caso tu fumassi, il tuo organismo ingerisce.

vestiti usati second hand

Vestiti

Le materie plastiche, tra cui poliestere, acrilico e nylon, costituiscono circa  il 60 percento  di tutto il materiale per abbigliamento. A causa dell'abrasione, gli indumenti e i tessuti con questi materiali rilasciano microplastiche note come microfibre quando vengono lavati o indossati. Secondo l'UNEP del 2020  che mappa la filiera tessile globale, "circa il 9 percento delle perdite annuali di microplastiche nell'oceano proviene da vestiti e altri tessuti".