Dimenticato? Tutto l’opposto: il pisello di Montesanto torna nelle Marche dopo quasi 50 anni e ottiene il certificato di biodiversità

Per decenni il legume è stato considerato scomparso ma nel 2015 un’associazione culturale locale, insieme all’amministrazione comunale, ha avviato una profonda ricerca che ha portato a due grossi risultati. La scoperta dell’unicità azienda agricola che ancora coltiva il pisello di Montesanto, alimento tradizionale della cucina di Potenza Picena e poi, oggi, all’importante riconoscimento del certificato di biodiversità.
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Kevin Ben Alì Zinati 3 Maggio 2023

Scomparso e poi ritrovato. È la storia del pisello di Montesanto, un legume tradizionale della zona di Potenza Picena, nelle Marche, che per oltre 50 anni è stato considerato perduto, estinto, e che invece oggi ha fatto il suo trionfale ritorno nelle campagne e sulle tavole.

Il merito è di Viola Meschini e della sua famiglia che in questi anni di “latitanza” si è presa l’onere e l’onore di coltivare in proprio questo particolare legume e di salvarlo da un destino che sembrava riservargli solo il dimenticatoio.

Il pisello di Montesanto ha fatto parte della cucina di Potenza Picena per generazioni: pensa che si hanno testimonianze della sua coltivazione fin dagli gli anni Venti del ‘900 mentre a cavallo degli anni ’60 e ’70 questa varietà di pisello era addirittura protagonista di una sagra annuale che ne esaltava le caratteristiche di dolcezza.

Con il tempo però l’introduzione di altre tipologie di piselli ne ha limitato fortemente la diffusione e i suoi coltivatori sono inevitabilmente venuti sempre meno. Capisci, insomma, che la sua sopravvivenza era fortemente a rischio.

Anzi: per decenni si era persa ogni traccia del legume e tutti, dagli agricoltori fino ad esperti e amministrazioni si erano ormai rassegnati a doverne gustarne il sapore solo attraverso i ricordi di padri e nonni.

Nel 2015, però, l’associazione centro culturale Aps ha messo in campo una vastissima ricerca e grazie al lavoro del Comune di Potenza è riuscita a scovare l’unico – l’ultimo – baluardo locale del pisello di Montesanto.

Sulle campagne di Montecanepino, infatti, l’Azienda Agricola della famiglia Meschini da tempo aveva pensato di conservare il preziosissimo pisello di Montesanto, avviando una coltivazione folta e sistemica in grado di garantirne la diffusione.

Subito è quindi partito l’iter per la certificazione della biodiversità regionale e la nomina dell’Azienda come unico custode riconosciuto di questo seme in modo da poter presto riassaggiare la bontà del pisello di Montesanto nel pieno della tradizione: abbinato, per esempio, con le seppie oppure protagonista in piatti come le zuppe o anche come contorno insieme agli spinaci.

La storia del pisello di Montesanto rappresenta un importante tassello per la tutela della nostra biodiversità. Che, come sia, non è fondamentale solo per il suo valore intrinseco, dal momento che una pluralità di specie da coltivare (come in questo caso) rappresenta una fonte di beni e risorse per l’uomo e la sua economia.

Più in generale, la conservazione della biodiversità è decisiva per il Pianeta perché ogni specie, ricoprendo uno specifico ruolo all’interno dell’ecosistema in cui vive, aiuta a sua volta a mantenerne gli equilibri vitali.

Ogni specie contribuisce per esempio a un’aria più pulita, all’acqua dolce, alla salute del sottosuolo o all’impollinazione delle colture, altre invece aiutano a contrastare gli effetti del cambiamento climatico e, allo stesso tempo, ad adattarci a condizioni che da cui ormai non possiamo più tornare indietro.

Capisci insomma che non proteggere la biodiversità che popola e caratterizza il nostro Pianeta vuol dire, in sostanza, favorire l’insicurezza alimentare ed energetica, spingere la vulnerabilità ai disastri naturali e quindi mettere a rischio la nostra società, l’economia e dunque la nostra salute.