I produttori di carne scrivono alla ministra contro la proposta di Ciwf di inserire il metodo di allevamento in etichetta (che potrebbe aiutare anche loro)

Dopo la lettera aperta inviata da Ciwf, Greenpeace e Legambiente in cui chiedevano alla ministra Bellanova di considerare l’introduzione di un’etichettatura che dichiari il metodo di allevamento anche di altri prodotti oltre alle uova, l’organizzazione OI Intercarne ha inviato una contro-lettera molto critica. Dimenticando che, un’etichetta più chiara, andrebbe anche a vantaggio dei produttori.
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Sara Del Dot 31 Luglio 2020

Ti abbiamo parlato appena qualche giorno fa della lettera aperta che Greenpeace, Legambiente e Ciwf Italia hanno inviato alla Ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova per chiedere di introdurre l’obbligo di segnalazione in etichetta di qualunque alimento di origine animale del tipo di allevamento a cui l’animale in questione è stato sottoposto. Un’introduzione che consentirebbe, secondo le associazioni, un miglioramento sia nella qualità dei cibi sia nell’incentivo alle attività dei produttori virtuosi, sia nella consapevolezza dei consumatori.

In seguito alla pubblicazione dell’articolo riguardante l’iniziativa, abbiamo ricevuto in redazione una replica da parte di OI Intercarne Italia, l’organizzazione interprofessionale delle carni bovine in Italia, che ha rilanciato con un’altra lettera aperta alla Ministra Bellanova. La posizione dell’associazione è decisamente lontana da quella delle organizzazioni ambientaliste e animaliste. All’interno del testo della email, di cui riportiamo di seguito alcuni estratti, l’associazione si oppone con forza alle richieste, sottolineando come ciò che chiedono comporterebbe un costo maggiore per gli allevatori e che la carne italiana, o meglio quella che riguarda i produttori OI, è allevata e prodotta con la massima cura e rispetto, così come ha potuto verificare di persona la presidentessa Ciwf, che è stata invitata a visitare gli allevamenti in questione.

[…] “Smettiamo di produrre qualità e sicurezza alimentare con gli standard ed i livelli di benessere animale raggiunti in Italia, perché non sono previste “etichette lenzuolo” ideate dal CIWF, ovvero, da chi gli allevamenti li visita di notte e li cerca apposta, con il lanternino, solo ed unicamente se hanno dei difetti da mostrare?

Signora Ministra, crediamo che prima di ricevere gli animalisti, debba ascoltare gli allevatori, ovvero coloro che ogni giorno lavorano per garantire il benessere animale vero, dimostrabile concretamente e non perché disegnato in una etichetta fuorviante, come vorrebbero ambientalisti e animalisti.

[…] Nel 2020, CIWF, Legambiente, Greenpeace, s’inventano l’etichetta con la “gabbia o il prato fiorito” per classificare il benessere animale??? Signora Ministra, queste sono proposte assurde, che ci piacerebbe poter confrontare con costoro per farli ragionare, ma è molto difficile. Infatti, dopo l’incontro nell’aprile del 2019 con la portavoce del CIWF, avevamo chiesto di organizzare a Bologna, presso la loro sede, un tavolo, per discutere quanto da noi mostrato in materia di Benessere Animale: stiamo ancora attendendo una loro proposta! Probabilmente non arriva, perché non hanno argomenti a loro vantaggio.

Se costoro si appagano e si dichiarano vincitori, se il Parlamento approva una etichetta che dia informazioni visive sul sistema di allevamento (biologico, al coperto, intensivo), sono dannosi e vanno contro il vero benessere animale che esiste negli allevamenti protetti. I nostri non sono allevamenti “intensivi”, sono allevamenti “protetti”!

Ci perdoni, Signora Ministra, per la forza delle nostre frasi, ma è ora di finirla che costoro utilizzino nei loro siti web, per fare proseliti, video registrati e datati, con immagini cruente di allevamenti o macelli, soprattutto esteri, che gli allevatori italiani onesti sono i primi a condannare, perché oltre ad urtare la sensibilità e la dignità di un lavoro importante per l’umanità, creano danni gravissimi a chi lavora nella filiera zootecnica.

Scrivano dove e quando hanno fatto quei video e saremo noi a rivolgerci alla Procura della Repubblica per far chiudere quelle aziende e chiedere anche i danni. Non si può fare di tutta l’erba un fascio!"

[…]

Certo, di fronte a una reazione così forte e istantanea viene spontaneo domandarsi perché allevatori e produttori virtuosi dovrebbero contrapporsi a una richiesta come quella dell’etichettatura più chiara, dal momento che sarebbero tra i primi a beneficiarne. Per capire meglio di cosa stiamo parlando ci siamo quindi rivolti a Federica Di Leonardo, portavoce proprio di Ciwf, per capire in cosa consiste la richiesta inoltrata alla Ministra e in che modo potrebbe danneggiare l’industria virtuosa della produzione di carne.

Ciò che abbiamo proposto nella lettera è l’applicazione, a livello volontario, a tutti gli alimenti di origine animale dello stesso meccanismo di etichettatura a cui sono sottoposte le uova, naturalmente sulla base delle diverse caratteristiche di ciascuna specie. Chiediamo quindi che l’etichettatura degli alimenti preveda una comunicazione chiara del metodo di allevamento sulla confezione, così che il consumatore possa sapere come è stato cresciuto e allevato l’animale nel corso dell’intera filiera.”

Per far comprendere meglio le intenzioni, nella lettera è stata aggiunta una grafica (quella attaccata da OI Intercarne nella contro-lettera), finalizzata a dare un’idea del modo in cui potrebbe essere realizzata questa segnalazione.

“Avanzeremo una proposta per ciascuna specie, definendo i criteri di valutazione che tengano conto delle caratteristiche specifiche di ogni animale. Abbiamo reso pubbliche le nostre proposte perché possano essere prese in considerazione in un dibattito aperto e trasparente in cui, purtroppo, finora, la ministra Bellanova non ha voluto coinvolgerci.”

Un’idea dedicata non solo ai consumatori, ma anche ai produttori che tanto l’hanno criticata.

“Crediamo che questa proposta sia tanto semplice quanto utile e non soltanto ai consumatori per fare acquisti più consapevoli ma anche ai Governi per impostare una transizione verso il Green Deal europeo e sostenere e supportare i loro produttori, gli allevatori, in questa transizione ecologica che ormai l’Europa ha scelto di percorrere. Riguardo alle critiche che possono esserci mosse, noi rimaniamo sempre aperti al dialogo e al confronto, in quanto l'etichettatura rappresenta un argomento urgente da discutere proprio in quanto è uno strumento fondamentale per tutelare animali, consumatori e allevatori virtuosi nella  transizione verso un sistema alimentare più sostenibile.”