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È morta Mali, elefante simbolo di sofferenza e solitudine, vittima dell’indifferenza umana

Mali, l’elefante asiatico che viveva da quasi 50 anni nello zoo di Manila, è morta da sola, rinchiusa nel suo recinto di cemento. La sua morte è un’accusa diretta all’indifferenza e all’avidità di coloro che l’hanno condannata a una vita di sofferenza.
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Roberto Russo 1 Dicembre 2023

Dopo quasi cinquant'anni di solitudine in un recinto di cemento dello zoo di Manila, l'elefante Mali è morta, vittima dell'indifferenza e dell'avidità umana. Nonostante le numerose richieste di associazioni quali la PETA, di leader culturali e politici, esperti di elefanti di fama mondiale e petizioni firmate da oltre 100.000 persone in tutto il mondo, Mali non ha mai potuto godere della compagnia di altri elefanti e delle cure di esperti, come sarebbe potuto accadere in un santuario per animali.

Mali era ancora cucciola quando venne strappata dalla sua casa in Sri Lanka, in cui stava imparando a nuotare, a giocare con i suoi simili e a procacciarsi il cibo: insomma, faceva la vita che ogni elefante dovrebbe fare. Lo zoo e la città di Manila l'hanno condannata a decenni di isolamento, una tortura per qualsiasi animale, soprattutto per le femmine di elefanti, che in natura trascorrono la vita tra loro madri e sorelle, proteggendosi a vicenda e crescendo i piccoli. Torna alla mente la storia di Kiska, l’orca “più sola al mondo”, costretta a vivere in cattività da oltre 40 anni.

Nonostante ripetuti avvertimenti, i funzionari dello zoo e della città hanno ignorato i chiari problemi ai piedi di Mali, problemi che sono la principale causa di morte degli elefanti in cattività, condannandola, di fatto, ad anni di sofferenza.

Lo zoo di Manila ha annunciato che Mali aveva un cancro che non è stato rilevato dai suoi veterinari fino a dopo la sua morte. A causa del fatto che nel Paese non c'è nessun esperto di elefanti, Mali non ha mai ricevuto nemmeno le cure veterinarie basilari, cosa che le sarebbe stata garantita nel santuario in cui PETA era pronta a trasferirla.

La morte di Mali è un'accusa diretta all'indifferenza e all'avidità di coloro che l'hanno condannata a una vita di sofferenza. Nessuno dovrebbe mai essere costretto a vivere come ha vissuto Mali, sola e priva di cure.

Mali è morta come ha vissuto, sola e sofferente, ma la sua storia non sarà dimenticata. La sua morte deve essere un monito per tutti noi, affinché impariamo a rispettare gli animali e a proteggerli dalle sofferenze che gli infliggiamo.