E se l’acqua di mare fosse la nuova fonte di energia pulita?

Scienziati e aziende private hanno messo a punto una tecnologia basata sui processi di elettrolisi per ricavare idrogeno pulito dall’acqua del mare. Allo stesso tempo, questo sistema promette di filtrare le acque salate della loro parte acida, determinata dalla CO2 assorbita nel tempo, e di rimetterla in ambiente nuovamente in grado di catturare anidride carbonica dall’aria.
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Kevin Ben Alì Zinati 1 Ottobre 2024

A San Diego, in California, c’è uno stabilimento dove nei prossimi mesi verranno costruiti nuovi potenziali alleati contro la crisi climatica.

Nuovi strumenti, cioè, con cui potremo produrre una forma di energia più sostenibile lavorando, nel frattempo, per raggiungere gli obiettivi climatici che ci siamo prefissati.

Sto parlando di una tecnologia che permetterà di produrre idrogeno sfruttando la separazione degli elementi che compongono l’acqua di mare.

Un’azienda statunitense in collaborazione con l’Università della California di Los Angeles e l’Advanced Research Projects Agency-Energy ha infatti messo a punto un nuovo sistema di elettrolisi dell’acqua, più efficace e decisamente meno inquinante.

Passo indietro. L’elettrolisi dell’acqua è un processo chimico che permette di scomporre l’acqua (H2O) nei suoi componenti di base, quindi idrogeno (H2) e ossigeno (O2), attraverso il “semplice” passaggio di corrente elettrica al suo interno.

Separare gli elementi costituenti dell’acqua permette di avere accesso a una fonte energetica più sostenibile qual è, appunto, l’idrogeno. Ti abbiamo parlato più volte delle sue utilissime e spesso virtuose applicazioni.

Tradizionalmente, però, questo processo avveniva solamente sfruttando acqua pura. Utilizzando dunque una risorsa che sul nostro Pianeta non è illimitata anzi, è sempre più scarsa.

L’idea del team era dunque quella di eliminare questa forma di dipendenza facendo ricorso invece alla risorsa idrica più abbondante di cui disponiamo, ovvero l’acqua salata dei mari e degli oceani.

La sfida era enorme perché fino ad oggi i processi di elettrolisi di acqua oceanica per ottenere idrogeno finivano portarsi dietro un limite, cioè la produzione del cosiddetto “gas cloro”: una sostanza dannosa per l’ambiente e la salute umana e difficile da gestire in sicurezza.

Il team ha cominciato a lavorare a una soluzione a partire dal 2021 e, nel giro di un anno, è riuscito a sviluppare dei particolari elettrodi corredati da dei catalizzatori finemente progettati appositamente per non reagire con il sale presente nell’acqua di mare, costituito appunto da cloro.

Questa tecnologia permette dunque di scomporre l’acqua di mare mantenendo stabile e sicuro il cloro contenuto nel sale, evitando dunque emissioni inquinanti, e allo stesso tempo permette di prelevare l’idrogeno, trasformarlo in gas e utilizzarlo come energia pulita.

Questo metodo, hanno spiegato, potrebbe seriamente contribuire alla produzione di energia pulita, con costi minori e meno impatti. Ma non è finita qui.

Questa tecnologia basata sull’elettrolisi dell’acqua di mare permette dunque di separarne i costituenti, che non si limitano a idrogeno e ossigeno. Tale sistema permette anche di scomporre la parte acida e quella basica dell’acqua di mare,

Consente dunque di rimuovere l’acidità che caratterizzata l’acqua salata, determinata dal precedente assorbimento di anidride carbonica avvenuto nel corso del tempo.

L’intero sistema di fatto è un processo virtuoso di filtrazione dell’acqua di mare che permette, da un lato, di produrre idrogeno senza emissioni inquinanti e, dall’altro, di rimettere in circolo acqua di mare meno acida e quindi più efficace nello stoccare e rimuovere il carbonio presente in atmosfera.

Fonte | Newscientist