Con il boom di smog a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni in Pianura Padana, ti sarai probabilmente chiesto quanti degli alimenti che mangi abitualmente possano essere contaminati o alterati. L'inquinamento atmosferico è ovunque, influenza noi ma anche tutti gli esseri viventi che respirano quest'aria, compresi i vegetali che coltiviamo. Che siano sulla pianta o già raccolte, verdura e frutta possono essere esposte a polveri sottili che si depositano in superficie e, dunque, viene da chiedersi se la merce venduta nei mercati all'aperto e all'esterno dei negozi possa essere effettivamente più inquinata di quella presente in luoghi chiusi, come i supermercati.
La questione era stata già al centro di dibattiti perché la terza sezione penale della Cassazione, con la Sentenza n. 6108 del 10/02/2014, ha confermato la condanna al pagamento di una multa di un commerciante di Pomigliano D'Arco "per aver detenuto per la vendita 3 cassette di verdure di vario tipo in cattivo stato di conservazione". Nella sentenza si legge più precisamente che "la messa in commercio di frutta all'aperto esposta agli agenti inquinanti costituisca una violazione dell'obbligo di assicurare l'idonea conservazione delle sostanze alimentari".
Le cassette di frutta fresca all’esterno degli esercizi commerciali esposte ad agenti inquinanti per invogliare i passanti a comprare sono tuttora un’abitudine diffusissima in città, dai negozi ai mercati settimanali, azione che però la Cassazione ha dichiarato fuorilegge. Si è posto, in questo modo, il divieto di esporre frutta e verdura all’aperto fuori dai negozi, sui marciapiedi o sulle bancarelle in zone di grande traffico perché possono subire un deterioramento per la presenza di agenti atmosferici e delle sostanze inquinanti, con possibili effetti negativi sulla salute dei consumatori.
Per quanto riguarda i mercati rionali, la legge di riferimento è quella del 3 aprile del 2002 dell’allora ministro della Salute Girolamo Sirchia, che regola le norme in materia di igiene e sanità per i prodotti alimentari e la loro vendita all’aperto. Si stabiliscono qui i requisiti igienico-sanitari per i banchi temporanei che possono vendere alimenti all'aperto ma in una struttura adeguata, "in grado di assolvere alle esigenze igieniche di conservazione e protezione di prodotti alimentari, e realizzata con materiali resistenti, inalterabili e facilmente lavabili e disinfettabili". In questo caso, gli alimenti si trovano, sì lungo le strade ma, in genere, in zone temporaneamente chiuse al traffico quindi con minor possibilità di contaminazione.
Possiamo, quindi, concludere che acquistare alimenti non incartati lungo le strade di città particolarmente inquinate (come Milano in questi ultimi giorni) potrebbe non essere l'ideale, a patto di lavarla accuratamente prima del consumo. Resta altamente sconsigliato acquistare da bancarelle direttamente esposte a strade trafficate.
Fonti | Gazzetta Ufficiale, Normattiva; sentenza 6108 del 10/02/2014