È vero che i bambini dopo la pandemia si ammalano di più?

Due anni di pandemia, due anni di mascherina e soprattutto due anni di distanziamento sociale. Per evitare il diffondersi del Covid-19, è stata “bloccata” la diffusione di tutti i virus e ciò ha causato un debito di immunità, che ha reso i bambini ma anche molti adulti molto più suscettibili alle infezioni stagionali.
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Valentina Rorato 28 Dicembre 2022
* ultima modifica il 28/12/2022

Quest’anno l’influenza stagionale sembra più forte e aggressiva e anche in virus parainfluenzali hanno mietuto molte vittime. Il risultato? Classi scolastiche decimate e moltissimi bambini a casa con la febbre. Tutto questo potrebbe essere colpa del Covid19? Dipende che cosa si intende per colpa. Il covid19 non è certamente responsabile delle infezioni con altri virus, ma secondo la maggior parte degli esperti, quest’anno, si sta pagando il cosiddetto debito di immunità collettiva, accumulato dalla quiescenza dei virus respiratori tradizionali durante la pandemia di covid-19.

La prevalenza di queste infezioni è crollata a causa degli interventi non farmaceutici, ovvero l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, le famose mascherine. Questi “schermi” non hanno protetto solo dal SARS-CoV-2 ma hanno avuto profondi effetti su altri virus, sostanzialmente arrestandone la diffusione nel mondo. Un minor numero di infezioni recenti ha portato a una minore immunità, il che significava più e più gravi infezioni una volta che i virus hanno messo in scena il loro ritorno. Aggiungi il freddo e una diffusa ripresa alla vita pre-pandemia, et voilà: la solita ondata di virus invernale è diventata uno tsunami.

Neonati

Sono tanti anche i neonati ammalati, che probabilmente hanno ereditato il debito di immunità dalla mamma. Come i bambini, negli ultimi due anni, meno mamme si sono ammalate di virus respiratori, il che significa che un minor numero di bambini ha ricevuto anticorpi protettivi attraverso la placenta e il latte materno.

Triplendemica

I casi di COVID, influenza e RSV (virus respiratorio sinciziale) sono in aumento, insieme a una serie di altre malattie infettive comuni in autunno che sono passate sotto il radar durante i primi due anni della pandemia. Tutto ciò è spiegato dal debito di immunità, anche se una piccola percentuale di esperti ha ipotizzato che le precedenti infezioni da covid-19 stiano causando la soppressione immunitaria e che questa sia la causa dell'attuale recrudescenza virale. Mentre è noto che un tale fenomeno si verifica a seguito di infezioni da morbillo, i dati sull'infezione da Covid-19 che provocano lo stesso danno non sono convincenti. Uno studio condotto dal National Institutes of Health, che ha confrontato le persone guarite da SARS-CoV-2 con controlli non infetti, non ha rilevato differenze significative a lungo termine nella funzione immunitaria. Alcuni ricercatori hanno trovato cambiamenti rilevabili del sistema immunitario nei pazienti con long covid, ma non tutti i cambiamenti del sistema immunitario in laboratorio portano a una maggiore suscettibilità alle infezioni nel mondo reale. Infatti, a breve termine, la risposta immunitaria al Covid-19 sembra effettivamente rendere meno probabile che l'ospite venga infettato da un secondo virus, attraverso un fenomeno noto come interferenza virale .

Poi ci sono osservazioni epidemiologiche: focolai anomali di RSV si sono verificati anche in Cina, Nuova Zelanda e Australia dopo che le precauzioni per il Covid-19 sono state revocate. Questi paesi avevano tutti una bassa trasmissione di Covid-19 all'epoca, suggerendo che anche se svolgono un ruolo, le infezioni da SARS-CoV-2 non sono i principali colpevoli dietro l'attuale diluvio di altre infezioni.

Fonte | Dottoremaveroche…

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