È vero che non esistono più le mezze stagioni?

Quante volte hai sentito parlare di mezze stagioni? In realtà non sono mai esistite e sono a rischio anche le stagioni a causa della crisi climatica. Vediamo quali possono essere le conseguenze.
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Mattia Giangaspero 28 Agosto 2024

Com'era il detto? Ah sì, non ci sono più le mezze stagioni. Ecco, forse forse andrebbe un po' aggiornato e questo perché, adesso, non ci sono più neanche le stagioni. Lo si riesce a capire dal clima vero, però non sempre in tutt'Italia fa caldo, piove o fa freddo nello stesso momento. Molto spesso quando leggi una notizia a riguardo si cerca sempre di fare una media delle temperature e del clima nazionale. Per capire, più rapidamente, che anche le stagioni non esistono più basta solo osservare la natura, gli alberi del tuo giardino o balcone, il verde urbano della tua città, i fiori dei parchi dove vai a correre o praticare sport. Prova a riflettere un secondo anche tu: non noti che alcune piante iniziano a germogliare molto prima o più tardi? I frutti crescono prima o dopo e cambia anche il raccolto di frutta o verdura di stagione?

Cosa sono veramente le mezze stagioni?

Le mezze stagioni (primavera e autunno) non sono periodi di clima mite, bensì stagioni di transizione. Si tratta, quindi, di mesi in cui avvengono vari cambiamenti meteorologici e sbalzi di temperatura improvvisi. Insomma una mezza stagione non è ne calda, ne fredda; può essere entrambe le cose e per giunta in modo caotico.

Sono mai esistite le mezze stagioni?

Molto spesso hai sentito parlare di mezze stagioni, devi sapere però che a livello scientifico non sono mai esistite e adesso ti spiego perché. Nel clima temperato, come quello in cui vivi tu, le mezze stagioni non esistono e non sono mai esistite come non esistono anche periodi in cui le temperature aumentano o diminuiscono in modo graduale.

Nel 2100 non esisteranno più

Un centro di ricerca americano, chiamato USA National Phenology Network (la fenologia è lo studio del cambiamento stagionale), che riporta la comparsa annuale delle prime foglie primaverili negli Stati Uniti contigui a partire dal 1981, ha mappato tutti gli Stati Uniti per trovare conferma alla tesi che "le stagioni non esistono più". Il Washington Post, tramite i racconti dei cittadini, ha raccontato di come le fragole dagli anni 80 a oggi hanno cambiato il periodo di crescita. Sono passate da metà giugno al picco massimo di maggio. E poi anche nei primi anni '70 gli alberi di magnolia fiorivano petali rosa e bianchi verso fine maggio, adesso invece fioriscono spesso ad Aprile.

La direttrice del Network americano Theresa Crimmins ha affermato che, per sapere quando compaiono le foglie, non è necessario fermarsi a osservare le piante di tutto lo Stato o del mondo, basta incrociare molti dati sul clima e sulle temperature per trovare il modo di capire quali sono le caratteristiche di una "primavere" e vedere quando essa capiti, se prima di fine marzo o molto dopo. Tutto dipende dall'incrocio dei dati climatici insomma.

E questo per uno studioso o ricercatore ha perfettamente senso, ma per un singolo cittadino che non gira il mondo o banalmente le città della propria Nazione no. Il cittadino riesce a capire che le stagioni sono cambiate osservando il germogliare delle piante.

Quali saranno le conseguenze?

Ora, se sei arrivato fino a questo punto, ti starai chiedendo: "E quindi, tutto questo cosa vuol dire? Quali sono i rischi?"

I rischi di un cambio completo dei periodi stagionali provoca gravi danni a tutto l'ecosistema naturale. Il primo danno tra tutti e quello di sbagliare a prendersi cura di una pianta a causa del diverso clima e iniziare ad adottare pratiche consuete, come la potatura o la riconcimazione, ma nei periodi sbagliati. Questo potrebbe portare, alla lunga, alla morte della pianta stessa.

L'altro grave danno è indiretto e riguarda gli animali che vivono insieme e grazie alle piante e agli alberi. Gli animali utilizzano metodi diversi per calibrare i loro calendari interni. Alcune specie sanno che è primavera quando le temperature dell'aria diventano calde, per esempio. Ma altri si affidano alla durata del giorno, che si espande con la fine dell’inverno, per determinare quando è arrivata la primavera. Quindi, quando le temperature dell’aria si riscaldano presto – ma la durata del giorno rimane invariata rispetto agli anni passati – le specie iniziano a non essere d’accordo sulla data di inizio della primavera.

Questo potrebbe portare ad alcune discrepanze tra gli animali. Per esempio i bruchi sono la prima specie che sente tramite la temperatura un cambio di stagione. Quindi si adattano perfettamente al nuovo ciclo delle piante e degli alberi. Gli uccelli che sono i loro predatori naturali, invece, sono il secondo esemplare che comprende l'arrivo della primavera quando le giornate si allungano. Questo porta però a un grave problema perché non avranno modo di nutrirsi o cacciare una grande quantità di bruchi e perdono del cibo fondamentale per il sostentamento nei secoli di un'intera specie. Insomma se i vari tipi di uccelli non dovessero adattarsi alla crisi climatica, questi potrebbero rischiare l'estinzione.