È scattata l'emergenza siccità in Sardegna, soprattutto nell'area Nord dell'isola dove a causa dell'assenza di pioggia il riempimento dei bacini è ai mini storici: il più basso livello negli ultimi 25 anni con soli 906 milioni di metri cubi d’acqua presenti a fronte di una capienza da 1824 milione di metri cubi.
Non si tratta di una situazione di completa emergenza regionale, ma l'allerta alta è scattata per provare a rimediare a questo problema idrico che sembra non finire più. Infatti si è sbloccato l'accesso alle risorse presenti negli invasi del ‘‘Temo-Cuga" con 3 milioni di metri cubi potabili per le città di Alghero, Monte Agnese e Truncu Reale, l’invaso del "Monte Lerno", con mezzo milioni di metri cubi vincolato per il nord ovest, l’area dell’Isola in maggiore sofferenza, e quello del "Rio Leni", con 2,7 milioni di metri cubi d’acqua per il potabilizzatore di Villacidro.
Inoltre nella Sardegna meridionale sono bloccate altre risorse d'acqua pari a 32milioni di metri cubi, presenti nell'invaso del Tirso a Cantoniera, mentre 500mila metri cubi d'acqua sono presenti a Punta Gennarta (utilizzabili per la città di Iglesias) e infine 8.5 milioni di metri cubi sono presenti nell'invaso del Cixerri a Genna Is Abis.
Complessivamente nei bacini manca oltre il 50% dell’acqua, che potrebbe essere trattenuta. Esemplare per illustrare la gravità della situazione è quanto deciso per il distretto Posada dove, per garantire l’uso potabile, è stata vietata l’irrigazione.
A completare il quadro della situazione in cui verte la Sardegna è stata la Coldiretti Sardegna, la quale attraverso le parole del suo direttore Battista Cualbu, ha specificato che l'emergenza idrica potrebbe generare gravi conseguenze anche per la coltivazione e il raccolto di molti ortaggi, molte verdure e molta frutta.
"In questi anni la Sardegna ha dimostrato di poter essere una regione virtuosa nella gestione delle acque ma nonostante si conservi bene l’acqua se ne spreca il 40% e questo crea gravi danni al mondo delle campagne. C’è bisogno di una migliore programmazione che porti a una gestione sostenibile della risorsa idrica, proteggendola, conservandola e riducendo gli sprechi. Per questo abbiamo chiesto da tempo interventi per la sostituzione delle reti obsolete; l’ampliamento delle zone irrigate; l’abbattimento dei costi; il riutilizzo dei reflui; l’interconnessione dei bacini e l’innovazione dei sistemi d’irrigazione nelle imprese agricole.
Le piogge dei mesi scorsi avevano dato un piccolo ristoro alle aziende, aiutando il mondo agropastorale in autunno ma le temperature miti dell’inverno e la scarsissima piovosità di queste ultime settimane hanno riportato i campi in sofferenza. C'è necessità urgente di acqua sia per le aziende agricole e le nostre coltivazioni, che per gli allevamenti che hanno bisogno di fare scorte di foraggio per i mesi estivi. Siamo a livelli di guardia e per questo non nascondiamo le nostre preoccupazioni per l’evoluzione della situazione, anche perchè in alcuni territori dell'isola si stanno già effettuando restrizioni con l’acqua razionata e la priorità data per le persone e il sostentamernto degli animali”. – Battista Cualbu
Il problema a questo punto si sposta sul come affrontare questa emergenza siccità provando comunque a preservare queste risorse d'acqua bloccate per evitare il peggio in futuro. Infatti siccità e utilizzo di riserve d'acqua stanno diventando sempre più il problema della Sardegna che ricordiamo fa parte di quella lista delle 5 regioni italiane a rischio desertificazione.
I processi di desertificazione in atto nell’Isola, riguarderebbero circa il 31 % del territorio. Se si volesse fare un quadro generale e totale dei terreni che rischiano di diventare un grande deserto in Sardegna, si tratterebbe di circa 700.000 ettari di territorio, ma la Sardegna non è la regione più a rischio. Infatti la desertificazione prende piede soprattutto in Puglia (60 %), in Basilicata (54 %) e in Sicilia (47 %).
Fonte | Sardegna e Desertificazione