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Era necessario sradicare un abete di 113 anni per fare l’albero di Natale in Vaticano?

Secondo la consigliera provinciale dei Verdi Lucia Coppola, si tratta di “un’operazione triste. Di fronte alla distruzione che sta subendo il pianeta, simbolicamente c’è bisogno di dare dei segnali”. Eppure, il taglio dell’abete secolare, prelevato da Andalo per essere trasportato in Vaticano, è avvenuto nel rispetto delle regole con cui il Trentino gestisce il patrimonio boschivo all’insegna della sostenibilità.
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Alessandro Bai 25 Novembre 2021

Per 113 anni, aveva visto la valle di Andalo cambiare colore di stagione in stagione e svilupparsi, fino a diventarne una sorta di sentinella solitaria. Dopo oltre un secolo di solitudine, l'abete rosso scelto per diventare l'albero di Natale che illuminerà piazza San Pietro, in Vaticano, è stato sradicato dalla sua casa, in Trentino, e trasportato verso Roma.

La sua storia centenaria e l'importanza, anche simbolica, per la comunità locale non sono bastati a evitare un taglio che tuttavia è stato autorizzato, poiché in linea con i rigorosi criteri di sostenibilità rispettati da questo piccolo comune trentino, situato a poco più di 1000 metri di altitudine.

Un abete ultracentenario

L'abete rosso (Picea abis) di Andalo, una specie considerata a "rischio minimo" secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, proviene infatti dal Consorzio dei Comuni Trentini (di cui fa parte anche Andalo), che agisce come Gruppo Territoriale PEFC Trentino e gestisce il progetto di certificazione di Gestione Forestale Sostenibile (GFS) sul territorio regionale. In poche parole, il ruolo del consorzio, attraverso il sistema di certificazione GFS, è quello consentire "la gestione e l’uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e ad un tasso di utilizzo che consentano di mantenerne la biodiversità, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e potenzialità di adempiere, ora e nel futuro, a rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza comportare danni a ecosistemi”, come si legge sulla pagina web dedicata al progetto GFS.

Contattato da Ohga, il responsabile del sistema di gestione del gruppo PEFC Trentino Walter Merler ha sottolineato la rigidità dei criteri con i quali il comune di Andalo, al pari degli altri facenti parte del Consorzio, gestisce il proprio patrimonio boschivo: "Non posso dirle il motivo per cui la scelta è ricaduta su Andalo, ma posso dire che questo comune e gli altri del Consorzio dei Comuni Trentini sono i proprietari boschivi pubblici che possiedono la maggioranza del patrimonio boschivo trentino (che occupa oltre metà della superficie regionale), e da 20 anni ci siamo impegnati in un processo di certificazione della gestione forestale. Il Trentino è quindi certificato da un organismo terzo e indipendente come amministrazione che gestisce i boschi in modo sostenibile, rispettando regole che fanno della sostenibilità l'obiettivo principale".

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Il patrimonio boschivo del Trentino occupa oltre metà della superficie regionale e viene gestito con regole che fanno della sostenibilità l’obiettivo principale.

Alto ben 28 metri, con un peso di circa 80 quintali, come si può vedere dalle immagini l'albero era situato in un punto isolato della vallata, con poche altre piante attorno e a debita distanza dalla fitta coltre di alberi che ricopre i pendici delle montagne. Difficilmente la sua rimozione provocherà gravi danni all'ecosistema, un aspetto che però non tiene conto del valore simbolico attribuito a questo abete secolare da chi l'ha visto crescere e diventare a tutti gli effetti un patrimonio paesaggistico del comune trentino.

Un'operazione sostenibile?

Lucia Coppola, consigliera provinciale di Trento dei Verdi Europa, non dubita che lo sradicamento possa essere stato autorizzato e giudicato sostenibile, ma ritiene che si tratti di "un'operazione triste", poiché "credo che ci sia un giudizio che vada oltre e che riguardi l'opportunità, in un momento caratterizzato da una rinnovata sensibilità ambientale ed ecologica, e da una maggiore attenzione verso la biodiversità e il mondo vegetale. C'è finalmente la consapevolezza che non siamo i padroni del creato, che lo condividiamo con il mondo vegetale", ha spiegato a Ohga.

Proprio in virtù di questo cambio di paradigma, delle nuove generazioni che si mostrano più attente verso l'ambiente che le circonda, Coppola pensa che "non sia più tempo per operazioni di questo tipo, anche a fronte della COP 26 che abbiamo appena vissuto. Di fronte alla distruzione che sta subendo il pianeta, simbolicamente c'è bisogno di dare dei segnali. C'è chi mi dice: ‘È un albero tra milioni, l'atmosfera non ne risentirà', ma è una perdita che indica un modello basato sul consumare ciò che ci sta intorno".

Eppure, secondo Merler la rimozione dell'abete va inserita in un quadro più ampio: "Un conto è il dispiacere per la perdita di un albero a cui qualcuno era affezionato, un altro è poterlo o non poterlo abbattere secondo le regole. Bisogna guardare anche il contesto: nel momento in cui critico questa operazione, devo apprezzare che questo comune si sia impegnato a gestire il patrimonio boschivo secondo regole molto molto precise. Possiamo dire di avere portato in Vaticano la dimostrazione della gestione forestale sostenibile".

Un momento atteso da 10 anni

Le immagini del taglio del futuro albero di Natale del Vaticano hanno fatto rapidamente il giro d'Italia, grazie anche ad un servizio mandato in onda da TGR Trento, nel quale il sindaco di Andalo Alberto Perli spiega che è da 10 anni che il comune si preparava a donare l'abete rosso ultracentenario che adornerà piazza San Pietro, non solo con il suo verde scintillante ma anche con i centinaia di addobbi natalizi realizzati dai volontari di Andalo a fini benefici. Le decorazioni saranno infatti appese ai rami dell'albero durante le festività, prima di essere donate ai ragazzi dell'Oncologia pediatrica del Policlinico Gemelli di Roma.

Il filmato trasmesso dà spazio anche alla soddisfazione e l'orgoglio di chi è stato incaricato del taglio e del trasporto di quello che viene ormai definito l'abete natalizio del Papa. "Vedere i sorrisi enfatici dei guardaboschi mi ha fatto male", spiega Coppola, "È un atto estremamente crudele e alcuni commenti denotano una cultura ambientale pari a zero, non so come si possa gioire che un albero così bello e imponente venga abbattuto. Io l'ho avvertito come un uccidere qualcosa".

Al di là dei nobili propositi, legati alla beneficenza, la consigliera provinciale insiste sulla possibilità di trovare alternative decisamente meno aggressive verso l'ambiente e più sostenibili: "Si possono fare alberi con materiale riciclato, io sono stata insegnante e facevamo cose bellissime per il Natale senza deturpare foreste e boschi".

Il destino dell'albero di Natale del Papa

C'è però un criterio in particolare che ha reso possibile l'autorizzazione del taglio, come precisato da Merler: "Abbiamo un patrimonio di un centinaio di alberi monumentali in Trentino, quello non era un albero monumentale altrimenti non avrebbe potuto essere espiantato. Era un albero bellissimo, a cui molti erano affezionati, ma non si è commesso nessun reato. Bisognerebbe invece sottolineare il fatto di averlo prelevato da un bosco con una gestione sostenibile, immagina poi l'onore che una comunità ha nel poter dire: ‘In Vaticano c'è un albero del nostro territorio‘".

Nel frattempo, l'abete rosso di Andalo è regolarmente arrivato a Roma, lasciando un vuoto nella vallata che l'ha ospitato, ma anche negli occhi e nel cuore di molte persone. "Quel paesaggio senza quell'albero è diventato un'altra cosa, ho sentito persone rattristate", aggiunge Coppola. "Il paesaggio è un qualcosa che ci riguarda molto, diventa paesaggio dell'anima".

Per Merler, invece, c'è più di un motivo per essere felici dell'iniziativa, specialmente guardando al destino futuro dell'albero una volta terminate le festività: "La cosa positiva è che il legname ottenuto finirà all'interno della filiera certificata, diventando ad esempio un tavolo fatto con materia prima proveniente da foreste gestite in maniera sostenibile". Per il Trentino, probabilmente, un motivo per essere orgogliosi; per qualche abitante di Andalo, invece, un dispiacere al quale ci si dovrà per forza abituare.