
Tutto ebbe inizio nel 2010, precisamente quando avvenne il tragico e disastroso evento della petrolifera Deepwater Horizon che portò alla morte di 11 lavoratori e rilasciò circa 5 milioni di barili di petrolio nel Golfo del Messico. Fu un vero e proprio disastro ambientale che segno la nuova epoca. E lasciò un segno non solo per questioni legate al riscaldamento globale, ai temi della transizione energetica, ma lasciò un segno anche dal punto di vista economico. Lasciò un segno nell'altissima finanza, al punto tale che rating e fondi ESG sulla sostenibilità, prima considerati attività di nicchia, sono diventati fondamentali per tante aziende poiché i singoli investitori, dopo quanto accaduto nel Golfo del Messico, sono diventati più diffidenti. Da allora il settore si è trasformato.
I suoi prodotti conferiscono legittimità alle aziende e agli investitori che affermano di contribuire a raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali.
Partiamo dall'acronimo ESG che si riferisce a tre diverse aree, ovvero Environmental (ambiente), Social (società) e Governance. E ognuna di queste aree è la fondamenta dell'azienda stessa, della società e della trasparenza e accuratezza di tutti i dati rintracciabili a riguardo.
Quando qualcuno si propone di fare un investimento ESG verso un'azienda deve essere certo che tale azienda integri nel proprio processo fattori con un impatto positivo sul Pianeta, riguardo i diritti civili e l'ambiente, mettendo al centro dunque i temi sociali e ambientali.
Prendiamola alla larga. Investire in attività ESG significa anche modificare il flusso economico di intere aziende, Paesi e più in piccolo dei cittadini. Più si spinge un investimento ESG, più aumentano i capitali verso imprese che, rispettano l'ambiente, provano ad annullare il gender pay gap negli organi di amministrazione, sono attente all'inclusione e al benessere dei lavoratori e puntano sulla trasparenza.
Inoltre dal punto di vista sociale con gli investimenti sostenibili si effettuano operazioni in base ai propri valori e alle proprie convinzioni personali. Questo quindi si riflette sulla comunità, sulle azioni che intere società prendono nel quotidiano e più sono sostenibili, più è un bene per noi e il pianeta.
I fondi ESG sono nati per volere delle Nazioni Unite nel 2006 proprio per agevolare la diffusione degli investimenti sostenibili. Un impegno che ha portato le stesse Nazioni Unite ad invitare investitori istituzionali e non solo, a sottoscrivere questi principi. Oggi Head of Sustainable & Impact Advisory presso Credit Suisse, James Gifford è riconosciuto internazionalmente come l'autore dell'acronimo ESG nei primi anni Duemila.
Il rating ESG viene calcolato sulla base di diversi fattori, tra cui la trasparenza delle informazioni aziendali, la gestione del rischio ambientale, la conformità alle normative ambientali, la gestione dei diritti umani, la diversità e l'inclusione, la gestione delle controversie e la struttura di governance.
Il nuovo schema di classificazione dell'Eurosif individua quindi cinque categorie distintive: gli investimenti focalizzati sulle esclusioni; gli investimenti ESG di base; gli investimenti ESG avanzati; gli investimenti allineati all'impatto; e infine gli investimenti che generano impatto.
L'unico regolamento presente in merito all'ESG è il Regolamento europeo 2019/2088 che riguarda l'informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Sustainable Finance Disclosure Regulation – SFDR) e venne introdotto a novembre del 2019 e i primi obblighi sono diventati operativi il 10 marzo 2021.