Esposizione ai pesticidi, quali sono i rischi per la nostra salute?

Oggi 30 maggio è la giornata Stop Pesticidi. Senza un’inversione di tendenza, la presenza di contaminanti nell’ambiente legati all’utilizzo di prodotti fitosanitari in agricoltura rischia di diventare sempre più invadente, con effetti nefasti sulla biodiversità (pensiamo soltanto al declino degli insetti impollinatori). Vale anche per gli esseri umani? Possiamo stare tranquilli?
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Federico Turrisi 30 Maggio 2021

Quando senti parlare di pesticidi – sarebbe meglio usare l'espressione "prodotti fitosanitari", che raggruppa al suo interno le diverse categorie di formulati concepiti in base alla tipologia di organismo contro cui sono usati: insetticidi, fungicidi, erbicidi – sicuramente pensi a qualcosa di negativo. La chimica in agricoltura non è mai piaciuta a nessuno, o quasi. Tutto ciò che è naturale, genuino, incontaminato invece ci rassicura.

A onor del vero, bisogna dire che i pesticidi hanno portato all'umanità una serie di vantaggi, permettendo da una parte di debellare da alcuni territori (compresa l'Italia) malattie come la malaria e la febbre gialla e dall'altra di incrementare la produzione agricola di fronte alla crescita della popolazione mondiale. Tuttavia, c'è anche il rovescio della medaglia: il loro utilizzo massiccio rappresenta un potenziale pericolo per l'ambiente per la salute umana. L’esposizione a livelli tossici di alcuni prodotti fitosanitari può causare effetti al sistema nervoso centrale, l’impiego di altri può determinare effetti sul fegato, altri ancora possono incidere sulla fertilità.

Sono centinaia gli studi scientifici compiuti sui pesticidi, e in Europa le regole per la loro commercializzazione sono piuttosto stringenti. L’importanza della sicurezza d’uso dei prodotti fitosanitari sulla nostra salute è testimoniata anche dal fatto che in Italia l’organismo competente è il Ministero della Salute, diversamente dalla maggior parte degli altri Stati membri in cui la competenza appartiene al dicastero delle politiche agricole.

La legge fissa poi delle soglie da non superare per i residui di pesticidi sui prodotti alimentari (in particolare, frutta e verdura). Per fortuna, i casi di sforamenti rappresentano una piccola percentuale. Nel rapporto “Stop Pesticidi” pubblicato da Legambiente lo scorso dicembre, per esempio, era emerso che solo l’1,2% dei campioni analizzati era fuorilegge. Tuttavia, 46,8% dei campioni regolari presenta uno o più residui di pesticidi. Ed è qui proprio che bisogna stare più attenti. Anche se la legislazione europea non lo vieta espressamente, a meno che ogni singolo livello di residuo non superi il limite massimo consentito, il cosiddetto effetto cocktail (multiresiduo) non è affatto da sottovalutare, dal momento che non si conoscono ancora nel dettaglio in che modo interagiscano i diversi principi attivi nel nostro organismo.

Insomma, come puoi capire l'argomento è davvero ampio e non possiamo certo esaurirlo in poche righe. La parola d'ordine è consapevolezza. Niente panico, e cerca di fare scelte responsabili, privilegiando il più possibile prodotti a filiera corta e biologici. L'esposizione più rischiosa ai pesticidi rimane quella di tipo professionale, come nel caso degli agricoltori e dei lavoratori coinvolti nei processi di produzione, trasporto e stoccaggio dei prodotti fitosanitari. Qualche preoccupazione in più la deve avere anche chi abita in zone vicine ad aree agricole dove si fa ampio utilizzo di pesticidi.

E per tutti gli altri? In generale, come ricorda l'Istituto Superiore di Sanità, "i residui presenti in frutta e verdura, essendo quantità molto ridotte, non danno rischi di intossicazione immediata dopo il consumo di un singolo alimento, ma l’ingestione prolungata nel tempo potrebbe avere degli effetti sulla salute. Questa eventualità è prevenuta dalla legge in vigore in materia di sicurezza dei pesticidi che obbliga a studiare quanto residuo resti sulle colture e a verificare che non ci siano rischi per la salute dei consumatori prima che ne venga autorizzata la vendita". In conclusione, quel che è certo è che l'impegno per una agricoltura più sostenibile, in cui vengano valorizzate le alternative al ricorso della chimica di sintesi, debba essere una priorità. Perché ne va della salute del pianeta, e di tutti noi.