Estrarre ancora gas? Il chimico Vincenzo Balzani: “Va contro i nostri interessi. Meglio puntare sulle rinnovabili”

All’interno della comunità scientifica, non tutti approvano le politiche energetiche del governo. Vincenzo Balzani, professore emerito di Chimica all’Università di Bologna, critica fortemente la scelta di iniziare nuove attività di ricerca ed estrazione di gas. Per Balzani serve invece puntare su rinnovabili e mobilità pubblica, bloccando ogni investimento su metano e nucleare.
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Michele Mastandrea 16 Febbraio 2022
Intervista a Vincenzo Balzani Professore emerito di chimica all'Università di Bologna, fondatore del gruppo scientifico "Energia per l'Italia"

Conosci Vincenzo Balzani? 82 anni, candidato al Nobel nel 2016, è uno dei chimici più importanti del nostro paese. Nel 2014 ha fondato, con 22 docenti e ricercatori dell’Università di Bologna, il gruppo scientifico “Energia per l’Italia”, attivo nel dibattito sulla politica energetica del nostro paese. Qualche giorno fa sul portale del gruppo è stata pubblicata una lettera aperta al governo, in cui si suggerisce di risolvere l'attuale crisi energetica – di cui ti sarai accorto nelle tue bollette – puntando tutto sullo sviluppo delle energie rinnovabili. Pochi giorni dopo però, il governo ha approvato il Pitesai, che dà invece via libera a nuove attività di ricerca ed estrazione di gas naturale. Abbiamo chiesto al professor Balzani un commento su questa decisione.

Prof. Balzani, il governo ha approvato il Pitesai, che punta molto sulle nostre residue riserve di gas naturale. Come giudica questa scelta?

Bisogna partire dal rendersi conto della situazione in cui siamo. Il cambiamento più preoccupante per l’umanità è quello climatico. La produzione di gas serra è fuori controllo. Lo ha riconosciuto persino il segretario generale dell'Onu Guterres, dicendo che “siamo sulla buona strada verso la catastrofe”. Ogni istituzione deve sforzarsi nel contrasto al cambiamento climatico, riducendo il consumo di combustibili fossili, che producono anche le polveri sottili che inquinano l’aria della nostra città. Questa transizione verso le energie rinnovabili, verso fotovoltaico, eolico e idroelettrico, fonti che non producono CO2 e inquinamento, la si vuole fare o no? L’efficienza delle rinnovabili è altissima, ormai è riconosciuto. Ogni volta che andiamo a tirare fuori ancora combustibili fossili, come vuole fare anche il governo, andiamo contro i nostri stessi interessi.

Ma come fare nel frattempo, in questa situazione internazionale, con i rialzi dei prezzi, con l’insufficiente quantità di energia prodotta da rinnovabili?

La mancanza di investimenti passati ha creato questa situazione. Ci chiediamo sempre come fare ora, ma bisognava chiederselo prima.  Non è vero che c’è bisogno per forza del gas perché altrimenti non abbiamo energia. Faccio notare che nel 2011 eravamo secondi al mondo, dopo la Germania, quanto a produzione di energia da fonti rinnovabili. Sono tecnologie velocissime da installare, non serve aspettare vent’anni, come ad esempio sul nucleare. E non è vero inoltre il discorso per cui le rinnovabili non sono mature, per cui serve un periodo-ponte, e così via. Il problema di questo periodo-ponte è che continua all’infinito. Le rinnovabili, come il fotovoltaico, sono assolutamente mature. Non molti sanno che il rendimento è cento volte migliore di quello della fotosintesi naturale, in termini di efficienza. Dire che il fotovoltaico non è una tecnologia matura significa non aver capito nulla.

Quindi il gas dei giacimenti al largo delle nostre coste non ci serve? E il nucleare?

Certo, si può fare a meno di queste nuove estrazioni di gas. Così come del nucleare, il nucleare per fissione intendo, che è una tecnologia morta e sta calando di importanza. Costa troppo e rimane il problema irrisolvibile delle scorie. E meno male che c’è stato il referendum nel 2011 a bloccare la folle idea di mettersi a costruire centrali nucleari nuove. È assurdo pensare poi di investire ora in centrali che produrrebbero energia non prima di 15-20 anni.

Resta il problema di come fare ora…

Ora non bisogna sbagliare: serve potenziare al massimo le energie rinnovabili. Ci sono tanti capannoni industriali nelle nostre periferie, dove poter installare pannelli per il fotovoltaico. Oppure penso alle raffinerie in disuso. Poi bisogna superare alcune opposizioni. Capisco che le installazioni possano un po' rovinare il panorama, ma un campo di pale eoliche a 10 km dalla spiaggia non è certo peggio delle file di alberghi sulla costa. Capisco le comunità locali se si oppongono al nucleare, ma se si oppongono al fotovoltaico no. In qualche modo bisognerà fare, l’alternativa è stare al buio.

Il problema è forse anche nei nostri consumi di gas, troppo elevati?

Mobilità, industria, consumi privati sono tre settori dove c’è troppo uso di gas. Ne consumiamo una quantità enorme. Per riscaldare e raffreddare, in termini di efficienza ci sono mezzi molto migliori del metano. Penso alle pompe di calore, che vanno a elettricità: ma questa elettricità non dobbiamo prenderla dalle centrali alimentate sempre a gas. Serve invece investire sulle rinnovabili, sbloccando la burocrazia e anche un po', come si diceva, l’attitudine dei cittadini. Serve poi puntare sui mezzi pubblici: basta comprare mezzi a metano! Investiamo su bus elettrici, costruiamo una rete di produzione di elettricità da rinnovabili. Altrimenti si va avanti a estrarre il poco metano che ci rimane da estrarre, e a costruire infrastrutture inutili.

Ad esempio?

In Sardegna ad esempio non bisogna puntare sul metano, non bisogna portare gli oleodotti, serve puntare sulle rinnovabili. Non andava costruita la Tap al centro delle polemiche qualche tempo fa: avevamo già tante tubature che trasportano gas dall’Algeria, dalla Russia. Non bisogna fare opere solo per poi essere costretti a usarle. Bisogna fare quello che ci serve, ovvero investire sulle rinnovabili. Serve poi guardare ai nostri bisogni. Non potremo avere tutti a breve un’automobile elettrica, non possiamo dunque andare avanti senza sviluppare i trasporti pubblici. È inutile ad esempio aumentare la costruzione di autostrade, serve piuttosto sviluppare investimenti nelle ferrovie. Come incoraggiamo la gente a fare a meno della macchina, se continuiamo a costruire autostrade?