
Quante volte hai guardato le immagini di mucche sorridenti presenti sui cartoni del latte o sulle confezioni di formaggi e mozzarelle chiedendoti se davvero la loro vita sia così felice e serena come queste scatole desiderano farti vedere?
Quasi sempre, purtroppo, la realtà è molto distante dalle immagini proposte. E davanti allo scaffale al supermercato è difficilissimo riuscire a capire come è stato allevato l’animale che ha prodotto il latte che userai per la colazione o per fare una torta, e quindi diventa fin troppo facile compiere scelte casuali. In pratica, se desideri scegliere in modo etico la strada è tutta in salita e niente affatto agevole.
Per questo ieri Legambiente e Ciwf, l’associazione Compassion in World Farming che da tempo lotta per rendere gli allevamenti più etici, hanno presentato una proposta per introdurre nuovi criteri di etichettatura per le mucche da latte in allevamento.
Il sistema prevede di presentare in modo chiaro il metodo di allevamento cui i bovini sono stati sottoposti per la produzione (ad esempio al pascolo, a stabulazione fissa o stabulazione libera) così da permettere al consumatore di compiere una scelta etica.
Si tratta del secondo passaggio del progetto dedicato all’etichettatura degli alimenti, che segue quello di maggio di cui avevamo parlato in questo articolo.
Al discorso etico e che coinvolge il consumatore, le associazioni hanno anche ribadito l’importanza di introdurre sistemi di questo tipo anche per orientare meglio i fonti del Next Generation Eu e della prossima Politica Agricola Comune per valorizzare gli allevatori che già si impegnano nel promuovere la propria attività ben al di sopra dei limiti di legge e spingere quindi sempre di più verso una politica che tenga in considerazione maggiore lo stato di salute degli animali. Secondo le due associazioni che hanno presentato l’iniziativa, i fonti della scorsa Pac che avrebbero potuto essere usati nella promozione del benessere animale sono stati sottoutilizzati. E non si tratta di una tematica su cui è più possibile soprassedere, ma anzi deve essere considerata centrale.
Anche perché l’attenzione dei consumatori su questo tema, legato a stretto filo con quello della qualità dei prodotti, è sempre più alta e una maggiore chiarezza potrebbe comportare un miglioramento generale delle condizioni dei bovini e della produzione stessa.