L'estate sta volgendo a termine e in molti casi, soprattutto al nord, sono stati tre mesi travagliati dal punto di vista climatico. Caldo, ma anche forti raffiche di vento, temporali e grandinate. Un clima che ha portato instabilità a cittadini, città e soprattutto al verde urbano. Alberi spezzati, caduti e per capire la gravità possiamo prendere come caso la stima che la giunta comunale di Milano ha fatto sugli alberi caduti. Si parla solo a Milano di 4-5mila alberi per un totale di danno economico che si aggira sui 100milioni di euro.
Abbiamo pensato allora di raccogliere un po' di domande circolate in questi mesi su quel che è accaduto agli alberi spezzati in città, ai parchi chiusi, alla manutenzione del verde, ma anche su cosa accadrà in futuro. Proviamo allora a fare un mini spiegone tramite alcune domande sulla gestione degli alberi e del verde urbano da parte delle città in Italia.
Perchè non si mettono degli argini per evitare che durante forti temporali o grandinate gli alberi si spezzino?
È una domanda che ha rimbalzato spesso tra i commenti di molti utenti e anche noi personalmente ci siamo chiesti come non sia stata portata avanti un'azione di rinforzo intorno ai tronchi degli alberi, se non per evitare che si spezzassero, quanto meno per limitare danni e rischi. Sarebbe un'azione che i singoli Comuni possono portare avanti in collaborazione con i centri di meteorologia o l'Arpa, nel momento in cui si è certi di essere in presenza di allerte arancioni o rosse per il maltempo. Successivamente bisognerebbe agire in questo modo.
Quando le temperature iniziano a scendere, bisogna proteggere il terreno intorno all'albero con uno strato di pacciamatura. In questo modo trattieni il calore senza intaccare la naturale traspirazione del terreno, eviti che l'acqua geli e mantieni le radici al sicuro.
Solo a Milano si è fatta la conta dopo la forte grandinata di luglio di quanti alberi sono caduti in città, circa 4-5mila. Come si potrebbe recuperare la loro capacità di stoccaggio delle emissioni?
Una spiegazione più larga di tutto il sistema, che quindi non si ferma al mero fatto di cronaca l'ha data il ricercatore di Crea Raul Romano durante la giornata internazionale delle foreste che si tiene ogni 18 giugno.
Le foreste assorbono le emissioni da CO2 da sempre, ma lo fanno con tempi lunghissimi. Se dovessimo piantare anche 60milioni di alberi che tutti dicono che dobbiamo piantare, gli effetti contro il cambiamento climatico li vedremo tra 80anni e non domani. A noi però serve domani. Il problema della quantità di CO2 dell’atmosfera non lo risolvono i boschi o le piante assorbendo CO2.
"La presenza del verde in città poi deve essere aumentata, ma con un ottica che purtroppo oggi manca. Ti faccio un esempio banale. Prendendo un qualsiasi progetto nuovo di costruzione, di palazzi o di quartieri, vengono raffigurati alberi alti 30 metri. Questo non è fattibile. Una pianta è un essere vivente, deve crescere, si deve sviluppare, arriva a una certa maturità e poi anche muore, ma con tempi diversi da quelli che sono i tempi dell’uomo. Se dovessi piantare adesso una pianta di 2 o 3 anni è alta quanto un essere umano. Tra decenni invece sarà 30 metri. Questo per dire che bisogna sviluppare verde urbano in prospettiva. Non possiamo pensare di mettere piante adulte, non ce l’abbiamo. Questo concetto sembra banale, ma culturalmente ci scontriamo tutti i giorni. Quando c’è da fare abbattimento in città di alberi pericolanti o malati, noi ci scontriamo con comunità di cittadini che però indicano la piantumazione di una pianta uguale, della stessa grandezza.
Manca nella nostra cultura ormai quel rapporto tra uomo e natura primordiale. Noi, oggi, vediamo la natura come un oggetto statico, come un componente dell’arredo urbano e non come un essere vivente che ha le sue necessità di spazio, di luce e i suoi tempi di crescita. Questo, mi sento di dire che è l’aspetto più difficile da far capire alla società. Le piante che metteremo oggi migliorerà la qualità della vita dei nostri nipoti, non di noi oggi."
A che punto è l'Italia con il piano del PNRR che prevede la messa a dimora di 6milioni di alberi entro il 2024?
Si tratta di un piano previsto per 14 città italiane e il primo obiettivo del 2022, ovvero mettere a dimora 1.650.000 alberi è stato raggiunto. Per il momento sono certi anche i fondi che non provengono in toto dal solo PNRR. Si tratta di uno stanziamento complessivo di 330milioni di euro dei quali una parte saranno fondi nazionali.
Inoltre recentemente la Commissione Europea e la Corte dei Conti hanno valutato positivamente il piano di forestazione urbano e le azioni messe in campo per il raggiungimento del target a dicembre 2022, compreso l'utilizzo di semi oltre alle piante.
Il problema è un altro, come viene ribadito più volte dal ministero del MASE, ovvero ambiente e sicurezza energetica: "Si è ridotto il target di circa il 30% per la difficolta oggettiva delle città metropolitane di trovare le aree da riforestare".
Le amministrazioni devono individuare zone di cui abbiano la disponibilità giuridica per 30 anni, dove devono sorgere microforeste con una silvicoltura sostenibile. E a questo proposito devo sottolineare che a fronte di una sensibilità che ha portato i cittadini a desiderare più alberi, c'è poi una diversa maturità culturale nel comprendere che bisogna rinunciare a qualcosa quando si entra nel concreto, per destinare gli spazi alla riforestazione.
Perchè pensiamo sempre e solo a piantare alberi in città, ma mai a curarli?
Questo è l'errore più grande della politica moderna, ovviamente parlando in ottica ambientale e di transizione ecologica. Vengono presentati e portati avanti grandi progetti di riqualificazione di diverse aree urbane e poi al loro completamente cura e manutenzione non sono all'altezza. È un errore anche culturale in quanto anche i cittadini pensano che non è così complicato piantare degli alberi, invece no. Sempre Raul Romano spiega come e cosa dovrebbe avvenire.
"L’evoluzione naturale che boschi e piante stanno avendo in Italia, noi come specie umana la possiamo accompagnare, sviluppare. Potremmo renderla più rapida e nell’interesse che abbiamo noi. In ambito cittadino possiamo mettere a dimora piante che nei prossimi anni possono svilupparsi. Cambiando quindi completamente la concezione del nostro verde urbano. Per esempio i pini marittimi che caratterizzano Napoli e Roma stanno morendo tutti e nei prossimi dieci anni non ce ne saranno più uno in piedi perché c’è un parassita che li sta facendo morire. Allora noi dobbiamo accettare questo e dobbiamo mettere specie più capaci di resistere al caldo e ai parassiti.”
C’è adesso un fattore da considerare, ovvero il cambiamento climatico. Il bosco non è un organismo statico, ma vivente, quindi si evolve e si adatta. E si sta adattando da più di 50 anni ad un cambiamento climatico. Le piante che sono capaci di resistere molto di più a periodi di siccità, adesso si stanno sviluppando di più in aree dove prima non crescevano, perché queste stesse aree sono soggette per la prima volta a lunghi periodi di siccità. Questo noi non lo percepiamo a occhio nudo."
Come vengono gestite le potature in città, ma anche lungo la tangenziale e l'autostrada?
È compito del Comune procedere alla potatura e alla gestione delle aree verdi urbane. E in caso di particolari condizioni climatiche e della conseguente attività vegetativa, può ridurre o prolungare il periodo di potatura. Non solo si deve evitare di potare quando la pianta è impegnata nella formazione di nuove foglie, ma anche quando le sta perdendo: in questo secondo caso, infatti, tutte le sue energie sono concentrate verso le radici e non verso i rami potati. Un periodo che invece andrebbe proprio evitato è quello autunnale.
In media, il costo per la potatura di un albero è di circa 400-500 euro. È importante notare che questi costi sono solo indicativi e possono variare notevolmente in base alla zona geografica, alla tipologia e alle condizioni dell'albero, alla complessità del lavoro e alla richiesta di servizi aggiuntivi.
Perché è tanto importante potare le piante?
La potatura rende l'albero più forte, con una chioma più luminosa, un minor rischi di contrarre funghi e parassiti, un naturale ricambio tra legno vivo e morto all'interno dell'albero; una maggiore robustezza della pianta e resistenza alle intemperie.