Finalmente è possibile mappare le isole di plastica nel Mar Mediterraneo: ci pensa un satellite europeo

La mappatura satellitare delle isole di plastica nel Mar Mediterraneo rappresenta un passo avanti significativo nella lotta contro l’inquinamento da plastica. Questa tecnologia proposta da ”Copernicus” e dai suoi satelliti europei offre una nuova prospettiva sul problema e sottolinea l’importanza della stagionalità dei rifiuti.
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Mattia Giangaspero 18 Giugno 2024

La lotta contro l'inquinamento da plastica nel Mar Mediterraneo ha raggiunto, per fortuna, un nuovo livello grazie all'uso di satelliti europei. Recentemente, è stato pubblicato uno studio su Nature Communications che descrive come i satelliti del programma Copernicus dell'Unione Europea siano stati utilizzati per identificare e mappare le cosiddette "isole di plastica"

Utilizzando i satelliti Sentinel-2, i ricercatori hanno analizzato oltre 300.000 immagini del Mediterraneo, acquisite ogni tre giorni con una risoluzione spaziale di 10 metri. Questo ha permesso di identificare migliaia di "windrows" di rifiuti, ovvero accumuli di detriti galleggianti che possono estendersi per chilometri.

Risultati Significativi
L'analisi ha rivelato aree di alta densità di plastica e ha permesso di determinare la variabilità stagionale (dato da non sottovalutare). Questi dati sono cruciali per comprendere la distribuzione della plastica e per sviluppare strategie di intervento più efficace in periodi di tempo dove l'accumulo di rifiuti di plastica si fa sempre più ampio.

La mappatura delle isole di plastica è fondamentale per affrontare il problema dell'inquinamento marino. Conoscere la posizione e la densità di questi accumuli aiuta a pianificare azioni di pulizia e a monitorare l'efficacia delle politiche ambientali. Inoltre, fornisce informazioni preziose sugli impatti della plastica sulla vita marina e sugli ecosistemi.

Questo progresso tecnologico apre la strada a nuove possibilità di monitoraggio ambientale. La capacità di rilevare la plastica dallo spazio potrebbe rivoluzionare il modo in cui affrontiamo l'inquinamento marino, rendendo possibile un intervento più rapido e mirato.

Fonte | Nature communications