La moda è una delle industrie più impattanti, parlando di ecologia. È ormai sotto gli occhi di tutti, a partire dalle discariche a cielo aperto che occupano diversi deserti del mondo.
L'attenzione si sta quindi giustamente spostando verso il second hand, visto – se non approcciato con compulsività – come una soluzione sostenibile per ridurre l'impatto ambientale.
Tuttavia, sorge una complessa domanda etica in merito alla lana, poiché essa implica alla base lo sfruttamento di animali.
Dunque: è giusto acquistare lana second hand o rimane comunque una scelta specista, pur non contribuendo a nuova produzione?
Guardando ai lati positivi dell'acquisto di lana vintage, gli abiti in lana riciclati riducono lo spreco di risorse, poiché si riusano materiali già esistenti. Questo riduce la domanda di lana vergine e il conseguente sfruttamento degli animali.
La produzione di lana vergine richiede inoltre notevoli risorse, tra pascoli, acqua e forza necessaria per la produzione. Utilizzando lana riciclata, si riduce l'impatto ambientale complessivo.
Inoltre, la lana vintage è spesso di qualità superiore rispetto a quella che si trova nei moderni negozi: ciò significa che gli indumenti tendono a durare di più, riducendo anche in questo senso inutili sprechi e inutili acquisti.
L'acquisto di abiti di seconda mano promuove infine l'etica del consumo più ponderato. Si tratta di un'alternativa sostenibile rispetto all'acquisto di abbigliamento nuovo, contribuendo a ridurre il ciclo di produzione e consumo e gli sprechi associati.
La lana è sotto la lente degli ambientalisti e delle persone che non seguono solo una dieta vegana, ma che cercano di vivere un'esistenza il più possibile rispettosa. Questo materiale, infatti, è criticato principalente poiché implica lo sfruttamento degli animali.
Alla base c'è quindi lo specismo, ovvero un concetto etico che fa riferimento al trattamento preferenziale o discriminante nei confronti di una specie animale rispetto a un'altra. In altre parole, si tratta di attribuire un valore morale diverso agli esseri viventi basato sulla loro specie di appartenenza, una tendenza dell'essere umano che si pone sempre al culmine della catena dei privilegi. In altre parole: gli esseri umani prevaricano gli animali sfruttandoli per i loro comodi, e ciò avviene non solo per la produzione di carne, ma anche per quella della lana.
Per molte persone quindi l'utilizzo della lana non è considerato etico, e non lo è nemmeno quello della lana vintage o di seconda mano, perché perpetuerebbe questa catena.
La scelta di indossare lana vintage o second hand è naturalmente personale. C'è chi preferisce rinunciare a nuovi acquisti, anche second hand, di indumenti realizzati con questo filato, senza però buttare via vestiti che già si possiedono per non scadere nello spreco inutile. E chi invece ritiene che, essendo già stati prodotti in passato, gli abiti in lana che si trovano nei mercatini non siano considerabili non etici al pari di quelli di nuova produzione.
Il second hand può essere dunque visto come un compromesso, ma di fondo sta alla sensibilità di ogni persona decidere cosa acquistare e a cosa invece rinunciare.