
Il consumo di carne e gli allevamenti intensivi hanno un impatto significativo sull’ambiente e sull’aggravarsi della crisi climatica. Anche se la scienza lo afferma da tempo, al momento, tra i paesi europei, solo l’Olanda ha deciso di intervenire in maniera decisa su questo settore: per abbattere le emissioni di azoto, entro il 2030 gli allevamenti saranno ridotti del 30%.
“Ora più che mai è necessario sostenere una reale transizione ecologica del settore, riducendo gli animali allevati ma garantendo al tempo stesso al maggior numero possibile di agricoltori qualità e valorizzazione del loro lavoro”, ha commentato Simona Savini di Greenpeace Italia. “L’Olanda manda un segnale forte anche agli altri Paesi europei: è ora di agire con coraggio se si vuole davvero fermare la distruzione della natura in Europa e in altre regioni del mondo, visto che i terreni destinati all’alimentazione animale continuano a divorare preziosi habitat naturali”.
Da diversi mesi Greenpeace Olanda, insieme ad altre associazioni, stava facendo pressioni al governo affinché si impegnasse per contrastare l’inquinamento e il deterioramento degli habitat naturali causato dal settore della zootecnia. Dopo avere valutato le possibilità, il governo ha deciso di procedere favorendo la riduzione dei capi di bestiame e la riconversione delle aziende agricole secondo i principi della sostenibilità ambientale e del benessere animale. Per raggiungere l’ambizioso obiettivo di dimezzare le emissioni di azoto, sono stati stanziati 25 miliardi di euro, che in gran parte serviranno a coprire la riforma agraria ma che aiuteranno anche a ridurre l’inquinamento dovuto alla mobilità.
Anche per il nostro, e in particolare per la Pianura Padana, le emissioni causate dagli allevamenti rappresentano un serio problema. Secondo un’inchiesta, condotta sempre da Greenpeace Italia, la zootecnia intensiva esporrebbe oltre un comune lombardo su 10 a rischi ambientali, contribuendo al rilascio di gas serra.