Dopo gli incendi, ora gli animali sopravvissuti dell’isola di Rodi sono minacciati dalla caccia

Dopo essere stati decimati dalle fiamme che durante l’estate hanno devastato l’isola, ora daini, pernici e conigli rischiano di essere uccisi dalla caccia. Gli animalisti chiedono con un appello di dare tregua alla biodiversità di fermare la riapertura della stagione venatoria.
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Martina Alfieri 22 Agosto 2023

Per settimane abbiamo visto le immagini di Rodi avvolta dal fumo. Migliaia di persone hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni e moltissimi animali hanno perso la vita a causa dei devastanti incendi che hanno colpito alcune parti della Grecia, favoriti dal caldo estremo. Ora che i roghi sull’isola più grande del Paese sembrano domati, c’è una nuova minaccia che incombe sulla fauna selvatica, già decimata: la caccia.

Hanno dovuto affrontare la scarsità di cibo e acqua e i loro habitat sono stati divorati dalle fiamme, ma questo non è bastato per far desistere il governo dal mettere in vendita le licenze per la stagione venatoria 2023-2024. Per poche decine di euro, ai cacciatori verrà acconsentito di abbattere specie come pernici, conigli e daini.

La notizia della riapertura della caccia non è passata inosservata: diverse associazioni animaliste si sono fin da subito attivate per ostacolare con forza la decisione. Negli ultimi giorni su internet è anche circolato un appello rivolto alle autorità – dal Primo Ministro, al Ministero dell’Ambiente greco.

Chiediamo il divieto di caccia per almeno un anno in tutta Rodi e in tutte le zone colpite dagli incendi questa estate”, scrivono le associazioni. “Dobbiamo dare tempo alla natura e alla fauna selvatica per riprendersi!”.

Durante questa torrida estate, segnata dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, tantissimi volontari si sono adoperati per aiutare agli animali dell'isola a sopravvivere, dissetandoli e procurandogli cibo. In questo momento, mentre la natura – ancora stremata dagli incendi devastanti – tenta di rimettersi in sesto, la riapertura della caccia appare dunque come un ulteriore attacco ai danni alla biodiversità.

Nelle ultime ore, però, sembra che le proteste siano state in parte ascoltate: l'attività venatoria sarà limitata a un'area ridotta rispetto a quella inizialmente stabilita, e verranno escluse le aree più danneggiate.