Gli attivisti presentano una petizione all’Onu: chiedono che venga dichiarata l’emergenza climatica globale

Tra i firmatari ci sono Greta Thunberg e altri ragazzi provenienti dalle aree del Pianeta più colpite dalle conseguenze del cambiamento climatico. il documento è frutto delle proteste che si sono tenute a Glasgow nei giorni scorsi, a margine della Cop26.
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Giulia Dallagiovanna 12 Novembre 2021

Una petizione contro il "bla bla bla". La firma è quella di Greta Thunberg e di altri attivisti che si sono rivolti direttamente all'Onu, in forma legale, per chiedere che venga dichiarata ufficialmente l'"emergenza climatica sistemica".  D'altronde, sostengono, stiamo affrontando la pandemia proprio come un'emergenza globale e il riscaldamento del Pianeta non è certo un fenomeno che avrà minori conseguenze. Anzi. Dunque servono azioni concrete e, se non arrivano dai leader politici, ci provano i movimenti ambientalisti. Del documento ha parlato il Guardian, che ne ha preso visione a margine delle proteste in piazza organizzate a Glasgow in occasione della Cop26.

Gli autori si rivolgono direttamente ad Antonio Guterres, segretario generale dell'Onu, chiedendogli di "mettere in moto una risposta generalizzata delle Nazioni Unite all'emergenza" e di farlo in quanto "azione globale sul clima". Un atteggiamento quindi che deve riguardare non solo tutti i Paesi, ma anche i diversi livelli sui quali si ripercuotono le conseguenze della crisi climatica, come quello politico, sociale o finanziario.

"L'emergenza climatica, che minaccia ogni persona sul pianeta in un futuro prevedibile, è grave almeno quanto la pandemia globale. Per questo richiede un'urgente azione internazionale analoga", hanno sottolineato i 14 promotori della petizione, tra i quali compaiono nomi di attivisti provenienti da terre messe a dura prova dall'aumento delle temperature, come quelli di Ranton Anjain e Litokne Kabua, delle Isole Marshall, che rischiano di finire sommerse dall'innalzamento degli oceani.

In questi giorni Greta Thunberg si è espressa con toni molti critici nei confronti della Conferenza sul clima in corso, definendola prima "un fallimento", poi "un festival del greenwashing". La petizione dunque si inserisce in questa visione della Cop come l'ennesimo incontro inutile tra politici che si limitano a fare promesse sapendo già di non volerle rispettare.

Ohga qualche giorno fa ha intervistato Marirosa Iannelli, di Italian Climate Network, che sta seguendo i negoziati dall'interno e proprio lei ci ha dato, in realtà, una notizia positiva: "Ci sono le premesse perché questa Cop non sia un fallimento". Quel che è certo è che le giovani generazioni, che si sentono coinvolte più da vicino dalle conseguenze del cambiamento climatico, saranno molto attente al tipo di accordo che emergerà alla fine di queste due settimane e non saranno disposte ad accontentarsi di mezze misure.