Come sta andando la Cop26? “Negoziati difficili, ma ci sono le premesse perché non sia un fallimento”

Mettere d’accordo quasi 200 Paesi del mondo non è un’operazione affatto facile, ci ricorda da Glasgow Marirosa Iannelli di Italian Climate Network. Nei primi giorni di Cop26 è stata annunciata una serie di impegni (dallo stop alla deforestazione alla riduzione delle emissioni di metano entro il 2030), ma sarà la prossima settimana quella decisiva.
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Federico Turrisi 7 Novembre 2021

Apparentemente, l'inizio della Cop26 di Glasgow è stato scoppiettante. Dai leader mondiali giunti a Glasgow e dai rappresentanti dei quasi 200 Paesi che aderiscono all'Unfccc (la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) sono arrivati negli scorsi giorni diversi annunci che fanno ben sperare, da quello sullo stop alla deforestazione a quello sulle riduzioni delle emissioni di metano, passando per l'impegno ad abbandonare gradualmente l'utilizzo del carbone per la produzione di energia. Il dubbio delle organizzazioni ambientaliste (e non solo) è il seguente: dalle parole si passerà davvero ai fatti?

"A mio avviso, non è il solito bla bla bla", ci dice Marirosa Iannelli, coordinatrice della sezione Clima e advocacy di Italian Climate Network, a Glasgow per seguire da vicino come procedono le trattative sul clima nell'ambito della Cop26. "I negoziati sono un processo molto complesso, ma mi sento di aprire una nota positiva: tutti i Paesi hanno la consapevolezza dell'importanza del momento storico che stiamo vivendo e comprendono a che cosa andremo incontro in base ai diversi scenari di aumento delle temperature. Ora bisogna vedere (e le prossime giornate di negoziazione ce lo diranno) come e quanto saranno disposti a impegnarsi. La via è tracciata, e vedo tanta determinazione. Ci sono le premesse perché la Cop26 di Glasgow non sia un fallimento".

La partita si gioca su diversi fronti: sull'allineamento dei piani nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra (i cosiddetti Ndc) all'obiettivo di contenimento del riscaldamento al di sotto di 1,5 gradi rispetto all'epoca preindustriale, sulla messa a disposizione dei fondi per le misure di adattamento e mitigazione e degli altri strumenti di finanza climatica, su partecipazione e inclusione di tutte le parti.

Un aspetto da non trascurare è il maggiore coinvolgimento dei giovani all'interno dei negoziati stessi rispetto al passato. "La Youth4Climate è stato un primo evento, unico nel suo genere se vogliamo", sottolinea Marirosa Iannelli. "A Milano sono arrivati 400 ragazzi e ragazze da tutto il mondo per partecipare a dei tavoli di lavoro congiunti. Riuscire a entrare formalmente in un processo negoziale è una grande conquista".

"Oggi (5 novembre, ndr) a Glasgow ci saranno sia le manifestazioni sia la presentazione all'interno della Cop26 del manifesto che questi 400 giovani hanno scritto in mesi di lavoro e ultimato durante le giornate milanesi, con delle richieste molto forti e molto chiare. La voce dei giovani – prosegue Marirosa – viene finalmente portata al tavolo dei decisori politici. È giusto manifestare in piazza e fare quel tipo di pressione, ma c'è bisogno anche di contesti come quelli delle Conferenze sul clima per avere un cambiamento sistemico che agisca sia sull'economia che sulla società. Il processo negoziale è il meccanismo che ci consente di poter poi concretamente cambiare le cose a livello giuridico in tutti i Paesi del mondo".