Torna il 3 marzo 2023, in 55 piazze italiane, l'appuntamento annuale degli attivisti di Fridays for Future, il Global Climate Strike, un giorno in cui giovani e adulti si radunano in tutto il mondo per chiedere ai governi internazionali di attuare politiche serie per la lotta al cambiamento climatico.
Se prima gli effetti della crisi climatica venivano denunciati soltanto da gruppi di ambientalisti, ora sempre più persone sono sensibili alla causa. Questo perché, per anni, gli attivisti dei diversi gruppi italiani si sono impegnati per far entrare la crisi climatica all'interno dell'agenda setting dei media e in quella politica. Come ti avevamo raccontato, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Elsevier, è proprio grazie ai cortei e alle manifestazioni che ad oggi più del 60% della popolazione europea ha finalmente compreso la necessità e l'urgenza di occuparsi dei fenomeni legati ai cambiamenti climatici.
Parola d'ordine: sensibilizzare la popolazione sugli investimenti ambientalmente dannosi da parte dello Stato e convincere più persone possibili ad adottare stili di vita sostenibili. Se prima era una possibilità, ora è diventato un dovere. Questo perché il nostro Paese vive uno stato di emergenza idrica da tempo, in alcune regioni sprechiamo più del 70% della nostra acqua potabile; abbiamo ancora delle regioni italiane dove la qualità dell'aria è la peggiore dell'Unione Europea. Ma non solo, perché non disponiamo di un piano contro il dissesto idrologico, continuiamo a trivellare i nostri mari e siamo molto al di sotto delle nostre capacità in tema di installazione di impianti eolici e solari.
E poi c'è il grande caldo, come segnalano gli attivisti di FFF, "Le città diventano sempre più invivibili, con temperature estreme e stili di vita non consoni a una vita basata sul benessere personale e collettivo". Il tutto, mentre le grandi società energetiche continuano a investire in progetti legati ai combustibili fossili. La politica non è attenta alle istanze dei ragazzi che manifestano e anzi, preferisce accusarli di infantilismo e di mancanza di credibilità.
Per questo motivo, dopo aver pubblicato l'agenda climatica in occasione delle elezioni del 25 settembre, il movimento Fridays for Future torna a chiedere a gran voce che gli extraprofitti delle aziende energetiche vengano reinvestiti in progetti legati alle energie rinnovabili. Inoltre, come segnalano nel comunicato dello sciopero generale, Traporti ed Energia sono tutt'oggi i settori più inquinanti e poco regolati. Serve implementare il lavoro sulle CERS (comunità energetiche rinnovabili solidali), per avere a disposizione molteplici benefici, dall'abbassamento dei costi dell'elettricità alla creazione dei posti di lavoro.
In secondo luogo, affrontando anche il tema del Superbonus, il movimento ricorda come l’efficienza energetica si qualifichi come uno dei settori ideali per la ripresa economica e la decarbonizzazione. Sono prioritari, quindi, i segmenti dell’edilizia scolastica e dell’edilizia residenziale pubblica, le case popolari. "Il patrimonio edilizio è il maggiore consumatore unico di energia in Italia, con il 45% del consumo di energia finale e il 39% delle emissioni di gas a effetto serra", affermano gli attivisti dei Fridays.
E poi c'è la Cura del Ferro, un piano urgente che il nostro Paese dovrebbe mettere in atto per migliorare e potenziare i nostri trasporti su rotaia. È necessario farlo, perché da qui al 2030 dovremo cercare di ridurre sempre di più il nostro trasporto con mezzi privati. In Italia abbiamo 1400 km di tratte ferroviarie sospese o chiuse su più di 19000 km di linee attive totali attuali. Per uscire dall' isolamento fra Nord e Sud, dagli scarsi collegamenti tra paesi, dovremmo stimare un fabbisogno energetico di almeno 650 treni regionali, come scrivono gli attivisti, "tra nuovi e revamping, di 180 treni metropolitani e 320 tram; inoltre, andrebbero realizzati o finanziati più di 500 km tra tram e metro. Si griderebbe allo scandalo per i numeri spropositati".
Alla manifestazione hanno partecipato, oltre alle ragazze e ai ragazzi dei Fridays for Future, anche i collettivi studenteschi e i sindacati, per rimarcare il tema della giustizia sociale che deve andare di pari passo con la transizione ecologica.
‘Tomorrow is too late', ‘L'ambiente è la vittima silenziosa delle guerre', ‘Per lo scioglimento dei ghiacciai 15.000.000 perderanno casa'. Questi sono solo alcuni degli slogan pronunciati nel corso del corteo, che ha fatto il giro delle sedi delle banche italiane e internazionali, oltre a fermarsi davanti alla sede di Assolombardia e dell'Agenzia delle Entrate.
Tra gli studenti, abbiamo parlato con Alice del Coordinamento dei collettivi studenteschi e di Non una di Meno, alla quale abbiamo chiesto perché sia importante portare gli studenti in piazza a manifestare. Alice ci ha risposto che "l'unico moto che può veramente cambiare le cose è quello degli studenti e delle studentesse che scendono oggi in piazza. È una generazione meticcia e queer che cambierà veramente le cose. Il tempo è poco, lo diciamo da anni. Domani è troppo tardi e l'unico modo per farlo è con ciò che sta accadendo ora alle mie spalle".
Alla manifestazione ha partecipato anche Martina Comparelli, tra le big del movimento e già portavoce nazionale del movimento in passato. Comparelli ci ha spiegato che "Il movimento Fridays for Future sta alzando l'asticella e non ha paura di quello che possono fare le forze dell'ordine. Stiamo usando i nostri corpi non solo in Svezia e in Norvegia (riferendosi ai recenti fatti che hanno visto il coinvolgimento di Greta Thunberg in un'azione di protesta per fermare la realizzazione di un impianto eolico a discapito della comunità originaria locale) per bloccare quello che di negativo sta succedendo all'ambiente, ma anche alle popolazioni".
Ohga ha anche ascoltato le richieste del movimento tramite le parole della nuova portavoce dei FFF Ester, "La comunità è fondamentale per affrontare la transizione, che non è fatta da decisioni che vengono dall'alto. Bisogna coinvolgere i cittadini e le cittadine. In questo momento le nostre proposte sono già sul tavolo della nostra politica, se la politica volesse agire lo potrebbe ciò fare. Perché le cose da fare ce le dice la scienza da tempo: non possiamo continuare a investire sul gas".