I daini del Parco del Po andranno al macello: pubblicato il bando per la cattura

La specie, non autoctona del Parco del Delta del Po e introdotta dall’uomo tempo fa, negli anni si è riprodotta a dismisura e ora minaccia l’equilibrio dell’habitat locale. Mentre gli animalisti protestano e chiedono di trovare altre soluzioni, per il Parco l’unica strada è quella di trasferirli in allevamenti, anche da macello.
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Martina Alfieri 5 Settembre 2022

I daini in natura non dovrebbero trovarsi nel Parco del Delta del Po. Si tratta di una specie aliena, introdotta dall’uomo alla fine degli anni Novanta: negli anni, la popolazione di daini è cresciuta notevolmente arrivando a costituire una minaccia per l’equilibrio dell’ecosistema locale. Come affrontare il problema del loro contenimento? Secondo il Parco, l’unica soluzione è quella di autorizzare la cattura, in tre anni, di circa 900 esemplari e di destinarli ad allevamenti anche da macello.

Al momento tra la pineta di Classe, in provincia di Ravenna, e quella di Volano, nel ferrarese, vivono circa 1500 esemplari di daino. Un numero eccessivo per garantire il benessere delle specie autoctone presenti sul territorio.

Le ragioni dell’intervento, oltre che riconducibili all’inevitabile riequilibrio naturalistico (quando si tratta di contenere lo sviluppo di specie esotiche), sono prioritariamente legate alla necessità di salvaguardare la flora e la vegetazione delle pinete e praterie naturali in cui il nucleo è insediato, che hanno già mostrato gravi segnali di sofferenza dovuti all’eccessivo pascolamento”, scrive l’ente in un comunicato, in cui si legge anche che la presenza del lupo, predatore naturale del daino, non è sufficiente a riportare l’equilibrio all’interno della biodiversità del Parco.

Da tempo le associazioni animaliste chiedono di costruire un percorso condiviso e avanzano proposte per evitare che i daini finiscano in allevamenti per la produzione di carne. Dopo la pubblicazione di un documento per l'affidamento in concessione della cattura degli animali, è nata anche una raccolta firme da presentare alla Regione Emilia-Romagna nella speranza di salvare i daini dal macello.

Tra le associazioni in prima linea per difesa dei poveri animali c'è anche l'Enpa, che chiede accertamenti e protesta: “Inaccettabile! È quanto di più anti-etico e anti-scientifico un parco possa fare”. Purtroppo, questo è l’ennesimo caso in cui una specie è costretta a fare le spese delle azioni dell’uomo, intervenuto a minare l’equilibrio dell’ambiente introducendo animali la cui presenza contrasta con la tutela della fauna e della flora locale.