I fondali dell’Arcipelago toscano sono pieni di ecoballe abbandonate, grave minaccia per il Santuario dei cetacei

Da ormai 5 anni decine e decine di ecoballe affollano i fondali del mar Tirreno tra l’isola d’Elba e Piombino. 63mila tonnellate di plastica e rifiuti che rischiano di provocare un danno ecologico incredibile, compromettendo anche il santuario dei cetacei che si trova proprio in quella zona.
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Sara Del Dot 22 Luglio 2020

Una distesa d’acqua blu, illuminata dal sole e sulla cui superficie, ogni tanto, puoi scorgere un delfino o una balena. È il Santuario dei Cetacei, lo spazio protetto dell’Arcipelago toscano dedicato alla tutela di questi animali marini troppo spesso in pericolo. Del Santuario te ne abbiamo già parlato diverse volte, raccontando come è possibile, grazie alla sua istituzione, potersi imbattere in specie diverse di mammiferi marini e imparare a conoscerle e valorizzarle. Quello che forse non sai, però, è che sotto la superficie del mare, sotto la distesa blu in apparenza priva di contaminazioni, da ormai cinque anni giacciono 63mila tonnellate di plastica e rifiuti, che potrebbero lentamente sfaldarsi mettendo in pericolo tutto ciò che fino ad ora è stato tutelato.

Si tratta di decine e decine di ecoballe cadute tra Piombino e l’isola d’Elba dalla motonave Ivy cinque anni fa, il 23 luglio 2015, durante una tempesta e mai più recuperate del tutto. Sì, perché delle 56 ecoballe cadute ai tempi, ne sono state recuperate solo 16 mentre 40 sono ancora lì ad affollare i fondali dell’Arcipelago toscano. Una quantità immensa di immondizia ammassata in fondo al mare, lontana dai nostri occhi i cui effetti, però, potrebbero presto essere ben visibili grazie al loro potenziale impatto sugli ecosistemi marini che tanti si cerca di proteggere.

Da diverso tempo ormai si parla della necessità di rimuovere questi accumuli di rifiuti prima che sia troppo tardi, prima che si sfaldino e inizino a compromettere davvero la salubrità del luogo. Ma adesso la situazione sembra essersi sbloccata: lo stesso ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha infatti annunciato in un post su Facebook che il Consiglio dei Ministri ha votato a favore della dichiarazione dello stato di emergenza, che durerà sei mesi. Questo dovrebbe permettere alle autorità competenti di intervenire in maniera più tempestiva per risolvere il problema delle ecoballe in fondo al mar Tirreno.

In questi giorni Greenpeace sta eseguendo alcuni monitoraggi assieme ai ricercatori del Cnr-Ias di Genova e dell’Università Politecnica delle Marche per valutare il potenziale impatto ambientale di tutta questa plastica abbandonata in acqua sugli ecosistemi. Dopo cinque anni, naturalmente, le ecoballe si stanno sfaldando, processo che, se continuasse come se nulla fosse, potrebbe rendere molto più difficoltoso il recupero di questi accumuli.

Legambiente, che al momento è impegnata nel tour Goletta verde per la pulizia e il monitoraggio di coste, mari e laghi italiani, ha sottolineato l’importanza di dichiarare lo stato di emergenza e di agire quanto prima per evitare quella che potrebbe trasformarsi in una bomba ecologica senza precedenti. Lo stesso presidente di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza ha dichiarato: “Ora basta. Si smetta questo assurdo e incomprensibile scaricabarile e si provveda quanto prima a dichiarare lo stato di emergenza nazionale, a nominare un nuovo commissario e finalmente a rimuovere quella che si sta annunciando come una vera e propria bomba ecologica a orologeria per il nostro ambiente marino. Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e il Santuario dei Cetacei Pelagos non possono più aspettare!”

Aggiornato il 24 luglio 2020 da Federico Turrisi