I gamberi di fiume ripopolano i corsi d’acqua italiani: reintrodotti oltre 1.500 esemplari per salvare una specie minacciata

Grazie al progetto Life Claw, che mira a conservare la popolazione di gambero di fiume Austropotamobius pallipes, 1.538 giovani esemplari sono stati rilasciati in alcuni corsi d’acqua di Emilia-Romagna e Liguria. La specie, autoctona in Italia, si è ridotta di oltre il 70% in 20 anni.
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Martina Alfieri 15 Settembre 2022

Un prezioso progetto di conservazione vuole rimettere in sesto la popolazione di gamberi di fiume Austropotamobius pallipes nel nostro Paese. La specie, autoctona italiana, è da anni minacciata dalle attività dell’uomo e dalla presenza di specie aliene invasive. Ma ora, grazie a Life Claw, 1.538 giovani esemplari sono tornati a nuotare nei corsi d’acqua liguri ed emiliani.

Nei giorni scorsi i giovani gamberi di fiume nati a luglio, dopo una serie di controlli sanitari per accertare il loro stato di salute, sono stati rilasciati in alcuni corsi d’acqua idonei alla loro sopravvivenza: 100 sono stati liberati a Fontanigorda (in provincia di Genova); 148 a Monchio delle Corti e 1.290 a Corniglio (in provincia di Parma).

L’Austropotamobius pallipes, anche chiamato “gambero dalle zampe bianche”, vive in acque fresche e limpide, può arrivare a misurare 12-13 cm e raggiunge un peso di 90 grammi. In Italia lo stato di questi piccolo crostacei d’acqua dolce risultava già gravemente compromesso alla fine del secolo scorso. Secondo Life Claw, dal 1999 al 2009 la popolazione di gamberi Austropotamobius pallipes nel nostro Paese si sarebbe ridotta del 74%.

Il gambero d’acqua dolce ha un ruolo chiave nel mantenimento dell’equilibrio degli ecosistemi acquatici, essendo in grado di influenzare la densità e la distribuzione degli altri organismi, attraverso il suo comportamento onnivoro e bioturbatore (rielabora terreni e sedimenti), oltre a rappresentare una fonte alimentare importante per pesci, uccelli e mammiferi. Questi crostacei costituiscono inoltre da sempre una risorsa alimentare importante per le economie locali di molti Paesi in tutto il mondo”, si legge nella scheda del progetto Life Claw.

La maggior parte delle cause del rapido declino di questa specie sono legate ad attività antropiche: opere di drenaggio e canalizzazioni; trasformazione di alcuni fiumi in canali navigabili; sbarramenti dei corsi d’acqua; prelievi eccessivi e sprechi di acqua per uso industriale, agricolo e civile; scarichi di acque calde legate alla produzione di energia elettrica; scarichi industriali e urbani; siccità, bracconaggio, semine ittiche, acidificazione delle acque.

Tra le minacce per il gambero di fiume c’è inoltre l’immissione – volontaria o accidentale – di specie aliene nelle acque del nostro Paese. Progetti di salvaguardia come Life Claw, che prevedono la reintroduzione di specie autoctone in natura, possono seriamente contribuire al ripristino dell’equilibrio degli ecosistemi fluviali italiani.