I mufloni dell’Isola del Giglio possono essere abbattuti, neanche il ministro dell’Ambiente li difende

Durante un’interrogazione parlamentare, il ministro Picchetto Fratin ha confermato che i mufloni non sarebbero una specie da tutelare nemmeno in virtù della loro unicità genetica.
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Giulia Dallagiovanna 27 Marzo 2023

"Il muflone del Giglio ormai fa parte della natura di questa isola e del suo paesaggio, ne rappresenta l’anima più arcaica. È una creatura incredibilmente espressiva e bella che suscita ammirazione e rispetto, anche nei più piccoli. Va in tutti i modi difeso e protetto". Lo scriveva in una lettera un gruppo di piccoli agricoltori dell'isola toscana nel marzo del 2021. Due anni fa. Ovvero quando è stato presentato per la prima volta il progetto di abbattimento dei 37 esemplari. Progetto che oggi trova il supporto anche dell'attuale ministro dell'Ambiente, Gilberto Picchetto Fratin.

Rispondendo a un'interrogazione parlamentare, il ministro ha confermato che gli animali non sarebbero da tutelare

Rispondendo a un'interrogazione parlamentare, a prima firma della senatrice Alessandra Maiorino del Movimento 5 Stelle, Fratin ha confermato che gli animali non sarebbero da tutelare, nemmeno tenendo conto della loro unicità genetica. In poche parole: posso tranquillamente diventare oggetto di caccia, senza alcuna remora. L'unicità genetica, però, esiste, come ha dimostrato uno studio pubblicato a fine luglio 2022 sulla rivista scientifica Diversity, che sottolineava come la specie dovesse piuttosto essere conservata.

Non solo, ma abbatterli, secondo quanto riportato nel testo dell'interrogazione, potrebbe costare fino a 10mila euro per ogni animale. In totale, quasi 380mila euro investiti nella grande battuta di caccia.

Ma allora perché si vuole procedere con l'uccisione dei mufloni? Per la Regione Toscana – che di recente ha approvato il documento “Piano di prelievo del muflone 2022-2023” e rilasciato nuovi permessi di caccia, senza distinzioni di sesso o età – l'accusa è quella di essere una specie "alloctona invasiva" e di rappresentare una minaccia per la biodiversità e l'agricoltura dell'isola.

Eppure, di nuovo, viene automatico sollevare un'obiezione se è vero, come riportato nel testo dell'interrogazione, che Giampiero Sammuri, il presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, dove i mufloni vivono, "ha ammesso che non esisterebbero studi che accertino il livello d'incidenza del muflone né sull'ambiente, né sull'agricoltura". Considerato tutto questo, Maiorino e colleghi sostengono che non sia legale classificare l'animale come invasivo. Il tentativo era quello di richiamarsi al regolamento UE 1143/2014, secondo il quale solo le specie alloctone per le quali è dimostrabile un impatto negativo sull'ambiente in cui sono state trasferite possono essere eradicate.

Lo stesso regolamento già citato in passato da Claudia Taccani, Responsabile Sportello Legale OIPA Italia, che prevede inoltre di attuare misure non cruente, come prima azione in ottica di contenimento di una specie. Oltre a OIPA si erano mosse in passato altre associazioni animaliste come Leidaa, WWF e gli stessi cittadini dell'isola che nel 2021 avevano aperto una petizione: in pochi giorni erano state raccolte 2000 firme.

Sembrerebbe che gli sforzi non siano serviti a nulla. Dal 2009 a oggi sono già stati uccisi, o trasferiti, circa 140 esemplari, ma la specie di origine sarda, trasferita sull'isola per ragioni di conservazione, è di nuovo sotto attacco.