I primi tre mesi del 2022 hanno lasciato l’Italia con i fiumi in secca, i laghi vuoti e l’aria irrespirabile

La crisi climatica sta causando una forte siccità, intervallata da isolate tempeste che peggiorano solamente la situazione dei raccolti. L’aria, nel frattempo, sta diventando irrespirabile.
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Gianluca Cedolin 15 Marzo 2022

I fiumi in secca come fosse estate, i laghi vuoti, l'aria irrespirabile e i raccolti decimati dalla siccità: a gennaio e febbraio 2022 in Italia non ha praticamente mai piovuto, e le conseguenze sono state pesanti.

Secondo il Congresso nazionale di Aisam, l'Associazione italiana di scienze dell'atmosfera e meteorologia, negli ultimi due mesi c'è stato un calo delle precipitazioni del 60% per la neve e addirittura dell'80%, rispetto alla media storica. Non a caso, soprattutto nelle città della Pianura Padana, gli sforamenti ai limiti di Pm10 e 2,5 sono stati moltissimi (a Milano 25/31).

Le uniche precipitazioni sono stati i forti temporali scatenatisi qua e là, che però non aiutano i raccolti, anzi. Alle coltivazioni servirebbe una pioggia costante e non troppo intensa, ma con il meteo reso instabile dalla crisi climatica tutto questo non è possibile, e in Italia (come nel mondo) si alternano periodi anomali di secco a piogge violente.

Basta allargare un po' lo sguardo per vedere le due facce della stessa crisi climatica: da un lato la tempesta Eunice, con le sue raffiche di vento a 200 chilometri orari, ha causato 16 morti in tutta Europa, dall'altro il villaggio fantasma di Aceredo, in Galizia, sommerso per 30 anni da una diga e ricomparso in questi giorni a causa della siccità.

In Italia il Po, il nostro fiume principale, è in secca come d'estate a -3,07 metri al Ponte della Becca, mentre in questo momento, mentre ti scrivo, a Milano ci sono 16 gradi, un bello scenario per una passeggiata al parco, ma una pessima notizia per il futuro del nostro pianeta. «Siccità e l'aridità dei terreni rappresentano, inoltre, un rischio anche per gli incendi, soprattutto in occasione di giornate di vento forte di Föhn, come è successo nelle scorse settimane – ha spiegato l'Aisam in una nota -: tutti segnali del cambiamento climatico, e di quel riscaldamento globale che il report dell'Ipcc pubblicato nel 2021 ha definitivo inequivocabile».