Niente pioggia e temperature troppo alte: così il fiume Po è diventato un deserto

Dopo le scarsissime precipitazioni del mese di febbraio, l’Osservatorio permanente sulle crisi idriche dell’Autorità distrettuale del Fiume Po si è riunito ad inizio marzo lanciando l’allarme per una severa siccità idrologica del Grande Fiume. È chiaro che la crisi climatica sta influenzando (in negativo) tutto l’habitat della Pianura Padana.
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Gianluca Cedolin 11 Marzo 2022

Allerta idrica a causa delle scarse precipitazioni, aridità dei suoli, impoverimento delle falde sotterranee: la situazione del Po e della Pianura Padana sono gravi, a causa principalmente della crisi climatica.

A febbraio ha piovuto pochissimo e in maniera disomogenea, mentre le temperature medie sono state molto alte (il secondo inverno più caldo degli ultimi quarant'anni), e per questo l'Osservatorio permanente sulle crisi idriche dell'Autorità distrettuale del Fiume Po, riunitosi a inizio marzo, ha lanciato l'allarme, parlando di severa siccità idrologica.

Nelle sezioni esaminate del Po, il principale fiume italiano, è stata registrata una carenza fino al 40% della portata, percentuale che raggiunge addirittura il 60% negli affluenti.

A febbraio ha piovuto il 60% cento in meno del solito, in Piemonte addirittura non piove da tre mesi, mentre l'Emilia-Romagna sta vivendo l'inverno più secco degli ultimi nove anni. La neve poi non ha dato un gran contributo, azzerando le scorte disponibili.

«In passato una stagione invernale mite e asciutta come quella che si sta per concludere non era mai stata registrata», si legge nell'analisi dell'Autorità distrettuale del Po, che cita le condizioni anticicloniche persistenti e le frequenti giornate con vento favonio, tipico della primavera, che hanno innalzato le temperature anche alle quote più basse.

Una grave conseguenza della scarsa piovosità, unita a un altro effetto della crisi climatica come l'innalzamento del livello del mare, contribuisce all'avanzamento del cosiddetto cuneo salino: l'intrusione delle acque salate nelle acque dolci. Il fenomeno sta interessando un largo tratto della costa Adriatica nella zona del Delta del Po, con conseguenze molto negative per tutto l'ecosistema. «Tutti i modelli previsionali convergono su una stabilità climatica con scarse piogge e temperature piuttosto elevate, che fanno presagire che la disponibilità d’acqua attuale non potrà colmare i fabbisogni della prima parte dell’estate e potrebbe generare una situazione di forte stress per l’habitat fluviale».