I rifiuti minacciano lo spazio e i satelliti di Elon Musk sono costretti a complesse manovre per evitare gli incidenti

I satelliti di Starlink, il progetto ideato dalla SpaceX di Elon Musk per internet dallo spazio, negli ultimi 6 mesi sono stati costretti a compiere oltre 25mila manovre di evitamento per non imparare con i rifiuti che galleggiano attorno alla Terra.
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Kevin Ben Alì Zinati 17 Luglio 2023

Rifiuti ovunque, anche nello spazio. Il cielo sopra le nostre teste è così inquinato che i satelliti sono costretti a complesse manovre evasive per evitare di impattare con gli oggetti da anni abbandonati in orbita intorno alla Terra.

Negli ultimi sei mesi, per esempio, solo i satelliti di Starlink, il servizio per una connessione internet satellitare progettato dalla SpaceX di Elon Musk, hanno dovuto compiere più di 25mila operazioni anti-collisione, circa 12 manovre all’anno per ciascun dispositivo.

Si tratta di circa il doppio di quelle registrate nei mesi precedenti e quasi la metà delle 50mila effettuate dal 2019, anno del primo lancio di Starlink.

Lo spazio, insomma, si sarebbe trasformato in una grande autostrada dove i veicoli sono costretti a continue sterzate per scongiurare incidenti a causa degli ostacoli caduti posti lungo la carreggiata.

Secondo i dati dell’INAF, attorno al nostro Pianeta orbiterebbero quasi 23mila rifiuti sopra i 10 centimetri di dimensione: 130 milioni se si considerano quelli tra 1 millimetro e 10 centimetri di dimensione, per un totale di circa 6500 tonnellate di «rifiuti spaziali».

Si tratta, ovviamente, di una situazione pericolosa e i rischi legati ai rifiuti spaziali te li avevo raccontati: in ballo non c’è solo il futuro del turismo fuori dalla nostra atmosfera ma anche quello delle missioni spaziali e, più in generale, dei servizi basati proprio sui satelliti, dalle telecomunicazioni alla navigazione.

Delle collisioni spaziali ci sono state, ma si tratta comunque di fenomeni rari. L’ultima è avvenuta nel 2021 tra un satellite cinese e un detrito proveniente da un razzo lanciato nel 1996: prima ancora non ce n’erano state.

Il problema è che secondo gli esperti, non stiamo andando verso una risoluzione del problema. Ci stiamo lavorando, questo sì, perché allo studio ci sono diversi progetti per ridurre o eliminare del tutto i detriti generati dalle missioni nello spazio ma ad oggi continuiamo a inquinare.

E continueremo a farlo. Ti basti pensare che  SpaceX – che non è l’unica azienda ad aver lanciato satelliti nello spazio – oltre i 4mila già in orbita è pronta a lanciarne altre migliaia per arrivare, un giorno, a sfondare quota 30mila.

In questo “futuro già scritto” non solo i satelliti di Starlink saranno costretti a un milione di correzioni di rotta ogni 6 mesi entro il 2028. Più in generale, dovremo fare i conti con quella che la scienza ha ribattezzato «sindrome di Kessler».

Un fenomeno, cioè, per cui detriti spaziali tendono a collidere gli uni con gli altri innescando una pericolosa reazione a catena che finirebbe per rendere sostanzialmente inutilizzabile lo spazio.

Questa reazione sarebbe già stata innescata e per fermarla bisognerebbe rimuovere tutti gli oggetti dallo spazio, soprattutto gli oggetti di grande massa come gli stadi di lanciatori: aggiungerne altri non fa parte della soluzione, diciamo.

Vittime dell’inquinamento, sì, ma come ti ho già spiegato i satelliti sono anche tra le principali fonti d’inquinamento dello spazio. Gran parte dei rifiuti che galleggiano sopra di noi provengono infatti da questi dispositivi che, nel tempo, si lasciano alle spalle frammenti id dimensioni che possono variare da qualche micrometro fino a centimetri.

Ma i satelliti sarebbero anche fonte di "inquinamento elettromagnetico" in grado di interferire con le strumentazioni con cui i radioastronomi studiano lo spazio.

Uno studio appena pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics hanno infatti scoperto che i sistemi elettronici a bordo dei satelliti Starlink di SpaceX emetterebbero delle onde radio al di fuori delle bande di frequenza assegnate che potrebbero disturbare i radiotelescopi.

Sfruttando l’European Low Frequency Array, una rete di oltre 20mila antenne radio sparse per in 52 luoghi differenti, hanno analizzato l’attività di 68 satelliti appartenenti a Starlink registrando serie questioni elettromagnetiche. In ogni caso, si tratterebbe comunque di radiazioni elettromagnetiche non intenzionali e involontarie.

Gli scienziati sono comunque in stretto contatto con gli esperti della SpaceX per studiare possibili modi per prevenire eventuali effetti negativi sull'astronomia.