
Fa caldo, troppo caldo e questo sta diventando sempre più un problema tanto per noi quanto per l’ambiente che ci circonda e che per tanti rappresenta una preziosissima risorsa.
Guarda per esempio cosa sta succedendo in Toscana. C’è una località di oltre 14mila abitanti in provincia di Grosseto chiamata Orbetello che basa gran parte della propria economia sulle attività commerciali e turistiche connesse alla sulla sua laguna e che però oggi si trova in uno stato di estrema crisi per colpa, appunto, del grande caldo.
L’aumento della temperatura delle acque della laguna infatti sta provocando una drammatica moria di pesci come anguille, orate e altre specie di animali marini.
Questo avviene perché le alghe che vivono all’interno della laguna stanno andando incontro a estremi processi di decomposizione, favoriti appunto dal caldo eccessivo ma anche dalla contaminazione chimica delle acque dovuta agli scarichi di vecchie attività industriali e produttive di una fabbrica costruita nel 1908 in riva alla laguna.
L’elevato stato di inquinamento delle acque negli anni, parallelamente, ha favorito i processo di eutrofizzazione, un fenomeno che provoco un eccesso di sostanze nutritive, in particolare azoto e fosforo, nelle acque e la conseguente diffusione di vaste popolazioni di alghe.
Una buona notizia? Non tanto, perché ricoprendo la superficie dell’acqua con un vero e proprio strato fitto di vegetazione, queste finiscono per filtrare della luce solare e ridurre la quantità di ossigeno disponibile nell’acqua sottostante.
Il risultato di questo drammatico miscuglio di fattori, insomma, è che i pesci di Orbetello stanno letteralmente soffocando.
Sulle sponde e sulle rive della laguna infatti da giorni si ammassano quintali di carcasse di pesci e i cattivi odori e i miasmi provocati dalla putrefazione stanno mettendo in ginocchio la stagione turistica.
La scomparsa di vaste popolazioni di pesci, come già avvenuto nel 2015 quando si erano persi addirittura 200mila chili di pesce, rappresenta ovviamente un grosso problema anche per le aziende ittiche locali.
Si tratta di una situazione davvero complessa, tanto che il governatore Eugenio Giani ha dichiarato che la Regione “chiederà il riconoscimento dello stato di calamità naturale al Governo, come fu fatto nel 2015: passaggio essenziale per ristorare in maniera complessiva le attività legate alla pesca e finanziare, attraverso il Feampa, il ripopolamento della laguna”.
La Toscana purtroppo non è sola. In Sardegna, per esempio, si alza sempre di più il rischio di una moria di pesci specialmente nelle lagune situate nella zona di Oristano mentre in Puglia le alte temperatura delle acque marine sta mettendo in crisi la produzione di cozze.
Le conseguenze del cambiamento climatico, gli eventi estremi sempre più frequenti come le ondate di calore o le fortissime piogge dell’ultimo periodo tuttavia stanno minacciano anche altre zone d’Italia.
Le acque interne dell’Emilia Romagna e del Veneto per esempio sembra stiamo perdendo di salinità diventando così habitat perfetti per popolazioni di batteri pericolose per l'uomo. Sto parlando dei cosiddetti vibrioni, la cui presenza all’interno dei frutti di mare secondo l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare sarebbe destinata ad aumentare in Europa così come nel mondo.
Quando cito i vibrioni mi riferisco a dei patogeni acquatici che possono provocare nell’uomo forti gastroenteriti o infezioni gravi se consumati con frutti di mare o molluschi crudi o poco cotti come le ostriche, e che possono anche diventare responsabili di ferite e infezioni alle orecchie se li si dovesse incontrare semplicemente entrando in contatto con dell'acqua contaminata.
L’Efsa infatti ha spiegato che questi batteri prosperano in vari ambienti acquatici grazie a due fattori in particolare: il caldo e una bassa salinità. Non è un caso quindi che negli ultimi 20 anni in Europa le infezioni di vibrioni siano aumentate.
Le ondate di calore e l’aumento della temperatura delle acque a cui assistiamo ogni giorno hanno dato ai vibrioni aree decisamente più case in cui diffondersi e proliferare. E di conseguenza sono aumentate anche le possibilità di contatto con l’essere umano.
Fonti | Efsa; Eugenio Giani- Regione Toscana; Protezione civile