Non si tratta dell'aumento delle temperature, del troppo caldo, del riscaldamento globale, ma delle temperature in generale. I poli opposti, freddo e caldo, a causa della crisi climatica si stanno estremizzando in tutto il mondo e questo genera instabilità anche alle infrastrutture che l'uomo costruisce nel corso degli anni. Una su tutte che, rischia di perdere la propria stabilità è quella del "ponte".
Infatti le temperature estreme, sia calde che fredde, possono causare danni strutturali ai ponti. L'espansione e la contrazione dei materiali da costruzione, come l'acciaio e il cemento, possono portare a crepe, deformazioni e deterioramento dei materiali.
"Abbiamo una crisi dei ponti che è specificamente legata a eventi meteorologici estremi", ha affermato al New York Times (dopo il crollo di un ponte che collegava l'Iowa e il South Dakota) Paul Chinowsky, professore di ingegneria civile presso l'Università del Colorado Boulder, che studia gli effetti del cambiamento climatico sulle infrastrutture.
Questo effetto indiretto della crisi climatica è particolarmente preoccupante soprattutto per i ponti costruiti prima del 1960, che potrebbero non essere stati progettati per resistere alle condizioni climatiche attuali.
L'aumento delle precipitazioni e le inondazioni sono tra le principali cause di instabilità dei ponti. Le piogge intense possono erodere le fondamenta dei ponti, compromettendo la loro stabilità. Le inondazioni possono anche causare la distruzione del terreno o suolo dove si sono costruite le fondamenta della struttura, rendendo i ponti più vulnerabili al crollo.
Il ciclo di gelo e disgelo è un altro fattore che contribuisce all'instabilità dei ponti. Durante l'inverno, l'acqua può penetrare nelle crepe dei materiali da costruzione e, congelandosi o espandendosi potrebbe causare ulteriori danni.
Infine l'innalzamento del livello del mare e l'erosione costiera rappresentano un'altra minaccia crescente per i ponti situati lungo le coste. L'erosione può indebolire le fondamenta dei ponti, rendendoli più suscettibili ai danni causati dalle tempeste e dalle mareggiate.
Fonti | The Conversation – New York Times