
Il riscaldamento globale non significa solo uragani più devastanti, ghiacci che si sciolgono e deserti che avanzano. Significa anche sconvolgimento delle abitudini degli animali. In particolare, l'Ispra, ossia ‘Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha indagato il comportamento di sei specie di uccelli migratori a lungo raggio (Beccafico, Balia nera, Codirosso comune, Usignolo, Cannaiola e Torcicollo) e ha pubblicato recentemente uno studio sulla base dei dati raccolti in 30 anni di monitoraggio. Nel corso di un trentennio sono stati infatti posti a 225 mila esemplari di specie migratrici degli anelli che hanno permesso di tracciare le rotte degli uccelli e di analizzare la variazione annuale della data di migrazione.
I risultati dimostrano che il cambiamento climatico sta modificando i tempi della migrazione primaverile di alcuni uccelli di ritorno dall'Africa. Con le primavere sempre più anticipate le specie migratrici tornano prima in Europa. Nel dettaglio, la Balia ed il Codirosso comune hanno anticipato di un giorno ogni 3-4 anni la data di migrazione primaverile. Meno veloce è la risposta del Torcicollo e della Cannaiola al mutamento climatico; l'Usignolo e il Beccafico non mostrano invece variazioni significative.
Questi dati dovrebbero farti riflettere. Alterare un elemento all'interno di un'ecosistema vuol dire creare degli squilibri, le cui conseguenze ricadono anche sull'uomo. Gli uccelli per esempio sono i principali mangiatori di locuste. Anticipare il rientro in Europa verso la fine dell'inverno significa spianare la strada a una maggiore proliferazione delle locuste; gli effetti li stiamo vedendo in questi mesi soprattutto nell'Africa orientale. La natura è un sistema straordinario dove tutto è collegato. Il cambiamento climatico è un fattore che rischia sempre più di turbare questo equilibrio.