Era il 2008 quando un potentissimo ciclone ha devastato il Myanmar provocando 140mila morti. E lo stesso ciclone è tornato adesso con quasi la stessa intensità. Per fortuna il risultato non è stato il medesimo, anche se morti e feriti purtroppo non mancano. Ti sto parlando del ciclone tropicale Mocha che, nella giornata di domenica 14 maggio, è tornato e si è abbattuto sulle coste del Myanmar. Non quantificabili le persone evacuate, in tutto il Paese asiatico, dai soccorritori. Inondata, invece, la capitale dello Stato di Rakhine dove la marea ha invaso più di 10 quartieri della città allagando i piani terra delle case, mentre i tetti di latta degli edifici venivano strappati dalle raffiche di vento a quasi 210 chilometri orari. Il bilancio parla di 6 morti e oltre 700 feriti.

Myanmar, le vittime del ciclone Mocha

Il ciclone Mocha ha provocato ingenti danni anche a trasformatori elettrici, torri di telefonia cellulare, barche e lampioni nelle città di Sittwe, Kyaukpyu e Gwa. La tempesta ha, inoltre, distrutto i tetti degli edifici sportivi sulle isole Coco, a circa 425 chilometri a sud-ovest della città più grande del Paese, Yangon. Più di 4.000 dei 300.000 residenti di Sittwe sono stati evacuati in altre città.

Le conseguenze del ciclone Mocha sono le forti piogge e venti fino a 195 km/h, che potrebbero causare altre pericolose inondazioni sulla terra intorno al Golfo del Bengala. Le mareggiate fino a quattro metri potrebbero sommergere i villaggi nelle zone basse.

Le conseguenze del ciclone Mocha in Bangladesh

In Bangladesh sono particolarmente minacciate l'isola di Saint Martin e la municipalità di Teknaf, nella regione di Cox's Bazar, che ospita un milione di profughi Rohingya in uno dei campi più sovraffollati al mondo, in questo momento sotto massima allerta e sorveglianza da parte di tutte le agenzie delle Nazioni Unite e dalle Ong umanitarie schierate sul campo. Oltre un milione di persone ha ricevuto ordine di evacuazione nelle zone interessate dal passaggio del ciclone.