
Il kiwi non è più esotico. Lo stesso vale per la soia, per l'avocado, per i mandarini e per il caffè. Com'è possibile? Molte persone non ne sono a conoscenza, ma il nostro Paese è tra i maggiori produttori di alcuni prodotti agricoli che un tempo erano considerati esotici e che si potevano acquistare solo se d'importazione.
La causa? Il cambiamento climatico che ha portato, negli anni, a un innalzamento delle temperature che, più alte, permettono la coltivazione di prodotti agricoli che necessitano solitamente di climi quasi (o del tutto) tropicali.
Il nome è tra i più esotici, ma cosa penseresti se ti dicessimo che l'Italia ne è il terzo produttore al mondo? Come riporta Arsial, Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura del Lazio, in Italia sono oltre 25mila gli ettari di terreno coltivati a kiwi, e la maggiore concentrazione di aziende agricole che coltivano questo frutto si trovano nel Lazio (33%). Fu proprio in questa regione che il kiwi venne introdotto: erano gli anni Settanta e il primo territorio a coltivare kiwi fu l'Agro Pontino. Prima dell'Italia, ad aver prodotto in grandi quantità il kiwi furono la Cina meridionale (zona d'origine della pianta) e la Nuova Zelanda, che ha addirittura dato il nome al frutto, in omaggio all'omonimo animale oceanico.
Purtroppo negli ultimi anni la produzione di kiwi in Italia sta sempre più diminuendo, e non a causa della contrazione della richiesta. Una misteriosa malattia sta decimando le piante e la causa potrebbe essere il cambiamento climatico.
L'avocado è un frutto originario dell'America Centrale che negli ultimi anni è diventato particolarmente di moda, per il suo gusto, la versatilità e le proprietà nutrizionali.
Oggi anche l'Italia produce i propri avocados, e la zona d'elezione di questa coltivazione è la Sicilia. La zona dell'Etna, infatti, presenta in questi anni un clima ideale per la crescita rigogliosa di questo frutto: mite, con terreno minerale e vulcanico.
Certamente consumare un avocado di origine italiana è una scelta green. Non solo perché se ne evita l'importazione, ma anche perché nel decennio precedente l'aumento esponenziale di avocado esotico aveva causato gravi problemi ambientali nei Paesi che lo producevano.
Sembra strano, dato che le piante di caffè originariamente vengono coltivate in zone caldissime e tropicali, ma in Sicilia alcuni produttori stanno riuscendo a coltivare una varietà italiana di Arabica. Si tratta dunque del caffè prodotto alla latitudine mondiale più alta, dal momento che la "coffee belt", la cintura del caffè che comprende le zone di produzione, è tendenzialmente tropicale.
In un'intervista a SkyTG24, il produttore Andrea Morettino aveva dichiarato che tutto ciò è possibile a causa dei cambiamenti climatici, che hanno permesso, prima del caffè, di ottenere raccolti notevoli di avocado (come già accennato) e papaya.
Anche la papaya, dunque, trova parte della sua produzione anche in Italia, ormai, e di nuovo è la Sicilia ad essere protagonista della coltivazione dei questo frutto esotico che ha bisogno di caldo tropicale per la sua crescita e proliferazione. Le province di Ragusa e Siracusa sono tra le più calde in Europa e questo permette di prendere in considerazione prodotti come, appunto, la papaya o il caffè.