Il greenwashing delle compagnie di combustibili fossili: quando cerchi su Google la crisi climatica, 1 annuncio su 5 è loro

Un’analisi del Guardian con InfluenceMap ha analizzato i contenuti sponsorizzati del motore di ricerca, rivelando una nuova forma di greenwashing endemico da parte dell’industria fossile.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gianluca Cedolin 12 Gennaio 2022

Per anni le grandi compagnie di combustibili fossili hanno negato l'esistenza della crisi climatica causata dall'uomo, lavorando sia esplicitamente sia sotto traccia per difendere il business as usual, cercando di smentire le prove scientifiche del riscaldamento globale.

Oggi anche per loro risulta difficile, se non impossibile, negare l'evidenza. Per questo, «il settore del petrolio e del gas ha smesso di contestare la scienza del cambiamento climatico, e ora invece cerca di influenzare la discussione pubblica sulla decarbonizzazione in suo favore», ha detto al Guardian Jake Carbone, senior data analyst di InfluenceMap. Come? Attraverso i contenuti pubblicizzati su Google.

Il Guardian, in collaborazione con il thintank InfluenceMap, che lavora per smascherare il lavoro di lobbying delle industrie inquinanti, ha analizzato i risultati delle ricerche su Google di 78 termini relativi al clima, focalizzandosi sui risultati sponsorizzati.

Hai presente quando cerchi una cosa su Google, e in alto ti compaiono dei contenuti sponsorizzati? Ecco, quelli. Esaminando oltre 1.600 risultati, la ricerca ha scoperto che 1 ads su 5 appartiene a compagnie con grandi interessi nell'industria dei combustibili fossili, in un'operazione definita greenwashing endemico.

Questi link sono molto simili a un normale risultato di una ricerca su Google (secondo un report citato sempre dal Guardian, oltre il 50% degli utenti non li saprebbe distinguere). «Google sta consentendo ai gruppi con interessi economici nei combustibili fossili di pagare per influenzare le fonti che le persone ricercano per informarsi», ha detto sempre Jake Carbone.

Gli annunci della compagnia petrolifera Shell, per esempio, compaiono nell'86% delle ricerche con chiave net zero, molti dei quali promuovono gli impegni dell'azienda per raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette (una strategia la loro che tuttavia punta quasi esclusivamente sulla cattura della CO2 e sulla compensazione, lasciando inalterato il ruolo del petrolio, del carbone e del gas).

In 6 ricerche su 10 del termine energie rinnovabili si trovano contenuti sponsorizzati dalla banca Goldman Sachs, che nel 2020 ha facilitato il prestito di circa 19 miliardi all'industria fossile.

«Le compagnie di combustibili fossili spendono milioni in campagne pubblicitarie incredibilmente sofisticate, e distinguere i fatti dalla finzione potrebbe essere molto complicato per le persone – ha detto Johnny White, avvocato di ClientEarth -. Il greenwashing dannoso sta diventando endemico: per eliminarlo, dobbiamo fare delle leggi che blocchino tutte le campagne pubblicitarie dei combustibili fossili, come fatto in passato con il tabacco».