Il krill scarseggia e le foche dell’Antartide rischiano di restare senza cibo

Secondo un nuovo studio dell’Università di Barcellona le alterazioni delle condizioni ambientali provocate dalle attività dell’uomo stanno contribuendo a ridurre la disponibilità dei piccoli crostacei fondamentali nella catena alimentare marina: le femmine di Arctocephalus gazelle, le foche da pelliccia antartica, si ritrovano così con meno cibo e più rischi per la propria salute riproduttiva.
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Kevin Ben Alì Zinati 7 Dicembre 2021

Il domino del cambiamento climatico ha colpito ancora e questa volta in serio pericolo sarebbero le foche antartiche.

La caduta delle tessere è iniziata. Le modifiche alle condizioni ambientali stanno infatti contribuendo a ridurre il krill, quell'insieme di piccoli crostacei fondamentali nella catena alimentare marina: le femmine di Arctocephalus gazelle, le foche da pelliccia antartica, si ritrovano così con meno cibo e più rischi per la propria salute riproduttiva.

L’ha rivelato uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports e portato a termine dai ricercatori dell’Università di Barcellona, che nel 2019 ha compiuto diverse spedizioni nella stazione Gabriel de Castilla, a Deception Island, nelle Shetland meridionali per valutare la popolazione di krill e di foche nella zona.

La foca antartica rischia di restare senza cibo a causa dei cambiamenti climatici. Photo credit: Università di Barcellona.

Il loro monitoraggio si è concentrato su esemplari maschi giovani, che rappresentano oltre l’80% della popolazione che rimane nelle acque antartiche durante l’inverno. Le femmine, infatti, si spostano verso zone più calde, vicino alle isole della Georgia meridionale e al continente sudamericano.

I cambiamenti climatici però influenzano la disponibilità di krill. Questo habitat infatti si sposta sempre più nord durante l’inverno e il krill di conseguenza migra più in profondità nell’acqua.

Per la maggior parte dell’inverno i maschi non si recano sulla terraferma ma al contrario preferiscono aree di profondità a circa 200 chilometri dai bordi del ghiaccio, con alti livelli di clorofilla e una temperatura superficiale sotto i 2ºC: le condizioni perfette per l’habitat preferito del krill antartico, tanto che i maschi di foca devono immergersi fino a 180 metri di profondità per mangiare.

La più importante popolazione riproduttiva della foca antartica si trova nelle isole della Georgia del Sud. Photo credit: Università di Barcellona.

Le femmine invece, spostandosi in zone più calde, non hanno a disposizione grandi quantità di krill e sono costrette a nutrirsi di solo pesce che, tuttavia, può provocare una diminuzione nel successo riproduttivo della specie.

Questi diversi habitat occupati da maschi e femmine durante l’inverno, hanno poi spiegato i ricercatori, potrebbero essere correlati al dimorfismo sessuale della specie: le femmine adulte possono raggiungere i 20-50 kg e i maschi adulti i 140 kg. “Questa differenza è una delle principali determinanti delle loro capacità di termoregolazione e delle prestazioni subacquee quando si adattano a un nuovo ambiente estremo e si alimentano con successo”.

Sopravvivere con successo al cambiamento globale implica cambiamenti nella distribuzione, nell’abbondanza e nell’ecologia di molte specie alle latitudini polari. Photo credit: Università di Barcellona.

Per adattarsi alle alterazioni nell'ambiente le foche dovrebbero spostarsi a sud attraverso la penisola antartica ma si tratta di una migrazione molto lenta. In futuro, hanno concluso, sarà necessario gestire adeguatamente le attività di pesca del krill “per evitare di danneggiare una specie già relativamente compromessa”.