Il libro Ohga di settembre: L’uomo che piantava gli alberi, una storia che potrebbe essere vera

Basta davvero un piccolo gesto, portato avanti con determinazione e costanza, per fare la differenza. Come questo pastore, rimasto vedovo e che vive isolato ai piedi delle Alpi della Provenza. Ogni giorno porta a spasso il suo gregge di pecore e ogni giorno pianta 100 ghiande. Non se ne prende troppa cura, semplicemente affida i semi al terreno. Quando il narratore tornerà a trovarlo, verrà accolto da una foresta.
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Giulia Dallagiovanna 1 Settembre 2019

Una storia tanto semplice, che in diversi lettori hanno creduto fosse vera. Sicuramente sarebbe bello se la fosse, ma non è detto che tu stesso non la possa mettere in pratica almeno in parte. Sto parlando a quello che racconta lo scrittore francese Jean Giono nel libro L'uomo che piantava gli alberi. Poche pagine, 64, e non più di 3400 parole in tutto. Incredibile che in un così breve spazio sia contenuto un messaggio tanto importante: l'uomo può esercitare molto potere sulla natura, e può essere efficace anche in altri modi, oltre che nel distruggerla.

La trama è davvero lineare. C'è un narratore che ama compiere delle passeggiate in Provenza, la regione delle Francia famosa per la lavanda e il mare della Costa Azzurra. Durante una delle sue escursioni, si ritrova in un'area molto arida e senza più acqua nella sua borraccia. L'unico barlume di presenza umana è un villaggio, che sembra però essere stato abbandonato da tempo. Incontrerà invece un pastore, Elzéard Bouffier, che dividerà con lui l'acqua e gli racconterà la sua storia.

Ma quello che colpisce il protagonista è soprattutto un gesto che compie ogni singolo giorno: piantare ghiande. Sono 100 per volta i semi che affida alla terra e nel giro di tre anni ne aveva gettati 100mila. Buttati e lasciati al suolo, senza prendersene troppa cura, senza annaffiarli ogni singolo giorno, concimarli o riempirli di insetticidi e antiparassitari.

Nel giro di sette anni, è nata una foresta

Elzéard è vedovo e vive da solo, portando a spasso il proprio gregge di pecore. È il 1913 quando il narratore lo incontra. Poi arriverà la Prima Guerra mondiale, cadranno gli imperi, l'Europa verrà ridisegnata. Nel frattempo nessuno si preoccuperò dell'esistenza del pastore, che rimarrà isolato dagli stravolgimenti del mondo e continuerà a piantare alberi. Quando, sette anni dopo, il narratore tornerà in Provenza per far visita al suo vecchio amico, dove prima c'era un terreno brullo, troverà una foresta. Non solo querce, ma anche faggi e betulle.

È bastato un solo piccolo gesto, la natura poi ha fatto tutto da sola. Una storia che, come ti ripeto, non è vera, anche se ricorda quella di Ma Sanxiao, cinese di 70 anni, che ogni mattina sale sulle montagne per seppellire diversi semi. Oppure quella di Ambroz Haračić, un botanico croato che ha organizzato la riforestazione dell'isola di Lussino. Ma senza arrivare ad esempi così eclatanti, anche tu puoi diventare parte di questo intreccio. Scegli un'azione da compiere in favore dell'ambiente e falla ogni giorno. Basta un piccolo impegno, ma messo in pratica in modo costante, per iniziare a fare la differenza.

Ma c'è anche un altro messaggio, più nascosto, di questo racconto. Non puoi tenere sempre tutto sotto controllo, e spesso non serve nemmeno: anche senza prendersi cura ogni giorno delle piantine, la foresta è cresciuta lo stesso.