Le centrali nucleari in Ucraina: quali sono, dove si trovano e cosa succede se vengono colpite

L’Ucraina possiede 4 centrali nucleari attive che con i loro 15 reattori oggi forniscono più del 50% del fabbisogno di energia elettrica del Paese. Dopo l’impianto di Chernobyl, spento però dal 2000, Mosca ha preso il controllo di Zaporizhzhia, la centrale più grande d’Europa. Sebbene molto pericolosa, la mossa di Putin rientra in una calcolata strategia: controllare il nucleare ucraino per controllare l’elettricità e avere nelle proprie mani il potere di lasciare il Paese, e il suo esercito, letteralmente al buio.
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Kevin Ben Alì Zinati 7 Marzo 2022

Dici Ucraina e pensi al nucleare. Il collegamento nasce automaticamente perché, come sicuramente sai, il suo territorio e il suo popolo sono stati i più feriti dal disastro di Chernobyl, il più grande incidente nucleare della storia dell’uomo consumatosi il 26 aprile 1986.

Forse però non sapevi che quello dell’Ucraina con l’atomo è, paradossalmente, un rapporto di forte dipendenza economica e sociale: oltre la metà della sua energia elettrica proviene da quattro centrali nucleari attive, tra cui Zaporizhzhia, la più grande d'Europa e la nona al mondo.

E proprio loro, gli impianti atomici, in questi durissimi e terribili giorni di guerra sono tra i principali obiettivi cui mira la Russia.

Dopo essersi presa Chernobyl, Mosca ha prima occupato militarmente la centrale di Zaporizhzhia e poi ha messo nel mirino anche il secondo impianto più grande del Paese, Yuzhnoukrainsk.

Una mossa rischiosa ma strategicamente calcolata: Putin sa che controllare i 15 reattori che forniscono al Paese la metà del fabbisogno energetico significa controllare l’elettricità e avere nelle proprie mani il potere di lasciare un intero paese – il suo esercito e le linee di difesa – completamente al buio.

Quali sono

L’Ucraina deve gran parte del proprio fabbisogno energetico a Zaporizhzhia, Yuzhnoukrainsk, Rivne e Khmelnytskyi. Sono le 4 centrali che con ben 15 reattori in funzione producono più della metà dell’energia elettrica del Paese: secondo l’International Atomic Energy Agency nel 2021 il 51% proveniva dall’atomo.

Nel 2020 avrebbero generato circa 13.107 gigawatt elettrici (GWe), la terza quantità di energia nucleare generata in Europa dopo la Russia (27.653 GWe) e la Francia (61.370 GWe).

Tutti gli impianti sono gestiti dalla Energoatom, l’azienda statale a cui fa capo l'energia nucleare nel Paese, e sfruttano reattori di tipo VVER ad acqua pressurizzata, non troppo lontani dalle tecnologie utilizzate nella maggior delle centrali attive nel mondo.

Secondo la World Nuclear Association di questi 15 reattori, 12 sono entrati in funzione negli anni ’80, uno nel 1995 e due nel 2004.

Zaporizhzhia 

Situato nella parte Sud-Est del Paese e oggi nelle mani delle truppe di Mosca, l’impianto di Zaporizhzhia è il più grande d’Europa. È costituito da sei reattori, ciascuno dei quali con una potenza da 950 MW di energia per un totale di 5.700 MW. Da solo fornisce all’Ucraina un quinto dell’elettricità di cui ha bisogno e per la sua potenza e rientra tra le dieci centrali più grandi del mondo.

Yuzhnoukrainsk

Conosciuto anche come l’impianto “Ucraina del Sud”, Yuzhnoukrainsk invece è la seconda centrale più grande del Paese. A circa 170 km a nord della città di Odessa, è composta da tre reattori e dal 2013 al 2019 è stata oggetto di diversi miglioramenti che ne hanno esteso la vita operativa a 30 anni.

Rivne

Il terzo impianto nucleare ucraino è quello di Rivne. Si trova a Varash, un’altra fetta di territorio oggi in mano alle forze russe e a pochi passi dal confine con la Bielorussia. La centrale di Rivne possiede quattro reattori attivi (due con 950 MWe di potenza e due poco sotto i 400MWe) una potenza totale di circa 3 MW.

Khmelnytskyi

La quarta centrale nucleare dell’Ucraina è Khmelnytskyi. Si trova nella parte Nord Ovest del Paese, precisamente a Netishyn, ed è formata da due reattori con una potenza di circa 2 MW.

E Chernobyl?

La centrale nucleare di Chernobyl, di fatto, è chiusa e non è più in funzione.

Dopo l’esplosione del reattore IV, la fusione del nocciolo avvenuta il 26 aprile del 1986 e le gravissime conseguenze che investirono il mondo intero, l’impianto è stato gradualmente “mandato in pensione” finché non ha chiuso definitivamente i battenti il 15 dicembre 2000.

In seguito all’incidente, sopra al reattore 4 scoperto fu costruito un "sarcofago" per contenere le radiazioni.

Eppure la centrale di Chernobyl ancora “vive”. Sotto il gigantesco sarcofago fatto di acciaio e cemento che ricopre il Reattore IV, sono sepolti il cuore del reattore e gran parte del combustibile nucleare ancora altamente radioattivo.

Sebbene non in funzione, puoi quindi considerare Chernobyl come un sito nucleare “attivo” e i pericoli legati a uno scontro militare nella zona di esclusione, non possono essere sottovalutati nemmeno qui.

I rischi della guerra

Una guerra a ridosso di una o più centrali nucleari, come puoi immaginare, non è di per sé una buona notizia. Un missile o un colpo sbagliato potrebbe davvero innescare una catena di eventi potenzialmente drammatici. Anche perché nonostante tutti questi impianti siano dotati di sistemi di sicurezza non sono stati progettati per resistere ad attacchi militari.

Lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante la presa di Chernobyl da parte dei russi aveva allarmato il mondo parlando del rischio di una “nuova Chernobyl”.

La paura era scattata dopo l’avvertimento dell’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica, secondo cui i livelli di radiazioni nella zona di esclusione erano aumentati, probabilmente però a causa del passaggio di veicoli militari pesanti che sollevando il terreno ancora contaminato avevano fatto scattare i rilevatori.

L’ingegnere dell’Isin Paolo Zeppa ci aveva spiegato che i danni causati da proiettili o esplosioni al sarcofago sopra al reattore IV di Chernobyl sarebbero stati gravi e avrebbero potuto portare a un incidente radiologico (e non nucleare) sebbene “non paragonabile a quanto accaduto nel 1986”.

Rischi potenzialmente più importanti sono legati alla presa da parte della Russia della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Lo scontro militare ha coinvolto un edificio della centrale, che dopo il bombardamento è andato a fuoco. Per fortuna si è trattato di uno stabile amministrativo e di un laboratorio di ricerca ma alcuni dei reattori sono comunque stati chiusi e altri sono stati messi a bassa potenza.

Il vero problema della centrale di Zaporizhzhia è che utilizza combustibile che dopo un certo numero di anni di utilizzo deve essere sostituito: nel passaggio questo viene così posto dentro a piscine di raffreddamento ma resta comunque molto radioattivo.

“La paura della Aiea, che non lo ha scritto ma che conosciamo, è che queste piscine non sono ricoperte come il reattore nucleare ma sono libere e a cielo aperto e la paura è che un missile possa finire su una di queste piscine di raffreddamento del combustibile nucleare spento, cosa che causerebbe una catastrofe molto più grave di Fukushima e Chernobyl” ha spiegato all'AdnKronos Maurizio Martellini, fisico nucleare, professore all'Università dell'Insubria presso il Dipartimento di Scienza e alta tecnologia.

Il Direttore Generale della IAEA si è detto profondamente preoccupato per quanto sta accadendo a Zaporizhzhia anche perché la situazione al momento sta contravvenendo a più di uno dei sette pilastri indispensabili della sicurezza e protezione nucleare delineati proprio per affrontare l’emergenza.

Il personale della centrale, infatti, è agli ordini delle forze russe quando invece secondo il pilastro numero 2, dovrebbe essere in grado di adempiere ai propri doveri di sicurezza e di protezione e avere la capacità di prendere decisioni “senza indebite pressioni”.

Sarebbe stato bypassato, tuttavia, anche un altro pilastro: il settimo, che raccomanda la necessità di “comunicazioni affidabili con il regolatore e altri”. Le forze russe infatti avrebbero disattivato nel reti mobili e Internet rendendo quindi impossibile ottenere informazioni affidabili dal sito attraverso i normali canali di comunicazione.

Ad oggi, però, e per fortuna, "la sicurezza nucleare di Zaporizhzhia è ora garantita". L'ha affermato Oleksander Starukh, capo dell'amministrazione militare della regione. Sperando che resti così.