Il nuovo potenziale trattamento per il colesterolo alto? Potrebbe arrivare da un “cugino” di Crispr-Cas9

Il cosiddetto base editing, un metodo di editing genetico basato sugli stessi principi di Crispr-Cas9 che però evita di tagliare il doppio filamento di Dna sostituendo invece solo i nucleotidi danneggiati, potrebbe essere impiegato per trattare l’ipercolesterolemia genetica.
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Kevin Ben Alì Zinati 27 Luglio 2022
* ultima modifica il 27/07/2022

Niente più “taglia e incolla” del Dna. Per trattare alcune malattie genetiche, ora la scienza vorrebbe sfruttare una nuova versione dell’editing genetico.

Una tecnica, cioè, simile alle "forbici molecolari” ma diversa perché in grado di convertire gli elementi difettosi del Dna in molecole sane ed efficienti “curando” in modo del tutto sicuro alcune patologie genetiche.

Sto parlando, per esempio, dell’ipercolesterolemia familiare, una malattia che causa l’innalzamento dei livelli di colesterolo cattivo nel sangue.

Ma facciamo un passo indietro.

Ti ricordi Crispr-Cas9? Come forse sai, è quella tecnica rivoluzionaria – e premiata con il Nobel per la Chimica nel 2020 – capace di modificare sequenze di Dna attraverso le cosiddette “forbici molecolari” e correggere eventuali errori genetici.

In questa tipologia di editing del genoma, è l’enzima Cas9 che svolge gran parte del lavoro rompendo entrambi i filamenti del Dna nel punto in cui è necessario apportare la modifica e permettendo così ai processi di riparazione del Dna della cellula di ricucire i filamenti “senza errori”.

Questa tecnica però non è sempre perfetta, anzi. Succede spesso che con Crispr-Cas9 vengano commesse imperfezioni: ogni modifica, quindi, può portare con sé una serie continua e pericolosa di modifiche alla sequenza del Dna.

Dal 2016 tuttavia la scienza sta lavorando a una nuova versione dell’editing genetico, chiamata base editing. Il suo funzionamento è opposto a quello di Crispr-Cas9 perché non modifica i filamenti di Dna “tagliandolo e ricucendolo”.

Il base editing, infatti, accoppia una proteina Cas9 – che taglia un solo filamento di Dna – a un altro enzima in grado di convertire chimicamente una lettera di Dna in un’altra.

La proteina Cas9, attraverso un segmento di Rna, ha il compito di guidare l’enzima di modifica delle basi fino alla giusta posizione nel genoma per permettergli di portare a termine la modifica necessaria.

Il meccanismo è simile al funzionamento dei vaccini a mRna, che forniscono istruzioni genetiche a una cellula attraverso una nanoparticella traghettatrice.

Sfruttando le potenzialità del base editing, la società di biotecnologia statunitense Verve Therapeutics ha avviato una sperimentazione clinica autorizzata per provare a trattare “geneticamente” l’ipercolesterolemia famigliare.

Il progetto – il cui primo paziente è un uomo di origini neozelandesi – prevede l’iniezione di una sostanza capace di inibire il gene PCSK9, centrale nell’ipercolesterolemia perché responsabile della regolazione del livello di colesterolo nel sangue.

In questo modo verrebbe apportata una modifica al Dna dell’uomo sufficiente ad abbassare permanentemente i livelli colesterolo cattivo che, come sai, contribuisce a ostruire le arterie.

Il trattamento è già stato sperimentato nei macachi, dove si è mostrato sicuro e in grado di ridurre i livelli ematici della proteina PCSK9 dell’81%, abbassando così anche le concentrazioni di colesterolo nel sangue senza effetti collaterali.

Se l’efficacia e la bontà dei risultati venissero confermate anche sull’uomo, la tecnologia del base editing potrebbe presto diventare davvero uno strumento per prevenire gli ictus e gli infarti.

Più in generale, se ci pensi, l’editing genetico potrebbe aiutare non solo malattie rare – come è accaduto fino ad oggi – ma condizioni sempre più diffuse e gravi con un’estrema precisione e senza alcun effetto collaterale.

Fonte | Nature  

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.