Fra 80 anni la vita nelle città costiere potrebbe essere a rischio, secondo il nuovo rapporto Ipcc. E non è l’unico serio allarme

Gravi rischi per la sopravvivenza in tutte le aree del mondo, Europa compresa. Preoccupa l’innalzamento del livello del mare, ma anche la siccità. Lo afferma il nuovo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che si occupa delle conseguenze della crisi climatica sulla vita delle persone. “Uno studio che fa tremare le vene ai polsi”, commenta Mariagrazia Midulla del WWF Italia.
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Michele Mastandrea 28 Febbraio 2022
In collaborazione con Mariagrazia Midulla Responsabile Clima e Energia del Wwf Italia

Una minaccia per la salute delle persone e del pianeta. Contro cui serve agire immediatamente, se vogliamo avere un futuro. Non ti stiamo parlando di guerra, tornata tristemente alla ribalta in questi giorni. Nè della pandemia, il cui impatto sembra rallentare, ma non tanto da permettere di abbassare la guardia. Queste parole si riferiscono piuttosto ai cambiamenti climatici.

Difficile dire altro dopo la presentazione da parte dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite (Ipcc)  dello studio "Cambiamento climatico 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità”. Si tratta della seconda parte del Sesto rapporto di Valutazione dell’Ipcc sui cambiamenti climatici, focalizzato sul loro impatto sulla nostra vita di tutti i giorni. Se avevamo definito la prima parte del rapporto "un codice rosso per l'umanità", anche le conclusioni di questa sezione sono allarmanti.

Si alza il livello dei mari

L’adattamento sarà difficile o impossibile anche solo in caso di aumento di 1,5 gradi delle temperatura rispetto all’era preindustriale. Se l'aumento sarà ancora maggiore, la vita sarà minacciata soprattutto nelle città costiere. In particolare se dovesse collassare la Calotta Antartica: ti basti pensare che in cento anni il livello del Mediterraneo è aumentato di ben 14 centimetri. E da qui al 2100 potrebbe crescere anche fino a un metro se non si agirà in fretta, si legge nel rapporto. Non ti sarà difficile capire la gravità della situazione.

Inoltre, più aumentano gli eventi climatici estremi, come ondate di caldo, siccità, e inondazioni, più c’è il rischio che i danni siano irreversibili. “Se si vuole evitare una crescente perdita di vite umane, biodiversità e infrastrutture è necessaria un'azione ambiziosa e rapida sia per adattarsi al cambiamento climatico sia per ridurre rapidamente e profondamente le emissioni di gas serra”, spiega lo studio. “Le mezze misure non sono più un’opzione, la finestra temporale per agire è sempre più stretta”, hanno spiegato in conferenza stampa gli scienziati autori del rapporto.  “Si tratta di un terribile avvertimento sulle conseguenze dell’inazione", ha detto in conferenza stampa Hoesung Lee, presidente dell’Ipcc. Il cambiamento climatico “è una minaccia grave e crescente per il nostro benessere e per un pianeta sano”, ha aggiunto.

L'Europa rischia tantissimo

A soffrire principalmente gli effetti del cambiamento climatico saranno principalmente Africa, Asia, America centrale e meridionale, le piccole isole e l’Artico, si spiega nel rapporto. Ma molte minacce riguardano anche l’Europa. Il nostro continente, Italia compresa, dovrà fronteggiare sempre di più ondate di calore su popolazioni e ecosistemi, rischi per la produzione agricola, scarsità di acqua e rischi dovuti a inondazioni più frequenti e intense.

Se l'innalzamento della temperatura globale passasse da 1,5 a 2 gradi entro fine secolo, fino al 54% della popolazione europea sarebbe inoltre a rischio di carenze idriche. In particolare soffrirà la regione del Mar Mediterraneo, che si è riscaldata e continuerà a riscaldarsi in maniera maggiore rispetto alla media globale. Al punto tale che anche conservando l’innalzamento della temperatura intorno agli 1,5 gradi, circa 120 milioni di persone in Europa sarebbero a rischio siccità estrema.

Serve agire subito

Il rapporto fa tremare le vene ai polsi”, afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF, che abbiamo sentito per un commento al rapporto. “I paesi del Mediterraneo, Italia compresa, dovrebbero essere alla testa dei paesi che chiedono misure drastiche. Se non saremo in grado di limitare e abbattere le emissioni di gas serra, la temperatura del Mediterraneo si potrebbe arrivare a riscaldamento insostenibile”.

Ma non tutto è perduto. Secondo Hans-Otto Pörtner, co-presidente del gruppo di lavoro II dell’Ipcc, le possibilità di adattamento ci sono ancora. Servirà però “restaurare ecosistemi degradati e conservare in modo efficace ed equo dal 30 al 50% delle terre, degli habitat di acqua dolce e degli oceani.” In questo modo si potrà accelerare il progresso verso lo sviluppo sostenibile. “Ma sono essenziali una finanza adeguata e il sostegno politico”, aggiunge Portner. Al momento però, stiamo agendo ancora troppo lentamente: continuando così, invertire la rotta sarà praticamente impossibile.