Il piano UE contro la fast fashion: aziende obbligate a produrre vestiti più duraturi e riciclabili entro il 2030

Attraverso un nuovo “Circular Economy Action Plan” la Commissione Europea vuole mettere fine alla fast fashion entro il 2030, con nuove regole che obbligheranno le aziende del settore tessile a utilizzare materiali sostenibili e a dichiarare quanti capi invenduti finiscono ogni anno nelle discariche.
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Martina Alfieri 4 Aprile 2022

Anche la moda sarà coinvolta dal green deal europeo. Ormai sappiamo bene come il settore dell’abbigliamento, e in particolare la fast fashion, contribuisca in maniera significativa alla crisi ambientale. Ogni anno, infatti, tonnellate di capi invenduti finiscono per riempire le discariche, soprattutto nei paesi del sud del mondo. Ora, la Commissione Europea ha annunciato di voler porre rimedio a questa situazione con una serie di nuove regole che riguardano il tessile e che dovrebbero ridurre le conseguenze ambientali negative della fast fashion entro il 2030.

Si chiama Circular Economy Action Plan il nuovo pacchetto di regole proposto dalla Commissione Europea per rendere più sostenibili i diversi comparti produttivi dell’Unione. In particolare, una serie di norme prendono di mira l’impatto ambientale del settore tessile:

Un nuova strategia per rendere i capi più durevoli, riparabili, riutilizzabili e riciclabili, per contrastare la fast fashion, i rifiuti tessili e la distruzione dei tessili invenduti, e per garantire che siano prodotti nel pieno rispetto dei diritti sociali”, fa sapere la Commissione Europea.

La fast fashion ha infatti pesanti ricadute sia ambientali che sociali: in alcuni Paesi, come ad esempio il Cile, le persone sono costrette a vivere accanto a discariche a cielo aperto, veri e propri deserti di vestiti abbandonati, che deturpano il paesaggio e inquinano il terreno.

Le proposte europee richiedono l’impegno sia dei produttori che dei consumatori: le aziende dovranno dichiarare quanti tessuti gettano nelle discariche ogni anno, e dovranno scegliere materiali costituiti da fibre ecologiche e sostenibili. I cittadini, invece, dovranno compiere scelte consapevoli e attente all’ambiente, decidendo di scartare solo ciò che è diventato inutilizzabile.

Ancora, purtroppo, sembra che tra gli europei questa consapevolezza manchi. Secondo un recente studio realizzato da Electrolux (The Truth About Laundry – Microplastic Edition), il 94% dei cittadini europei non sa quanta plastica contengono i vestiti che ha nel suo armadio.

La speranza è che la strategia individuata dalla Commissione Europea possa finalmente avere un impatto positivo sull'industria della moda, che al momento si stima essere il quarto settore più inquinante dopo l’agroalimentare, l’edilizia, e i trasporti, aiutandoci a fare acquisti sempre più sostenibili.