
Di loro si sa che sono monogami, che è il papà ad occuparsi della cova dell’uovo (digiunando anche più di 100 giorni consecutivi) e che sono gli unici animali a non abbandonare il Polo Sud durante l’inverno antartico. Ma ancora pochi sanno che il giovane pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) abbandona la sua colonia a soli cinque mesi di età per affrontare, senza l’aiuto dei genitori, il suo primo tuffo nell’oceano. Sarà la loro prima esperienza in acqua. Il primo approccio a un’immersione nell'oceano e soprattutto, la prima prova di abilità nella caccia, fondamentale per l'approvvigionamento di cibo e per poter sopravvivere.
La schiusa delle uova del pinguino imperatore avviene tra luglio e agosto e, tra dicembre e gennaio, quando i pinguini hanno ormai circa cinque mesi, lasciano la colonia. Vanno verso Nord in cerca di acque più aperte dove non ci sia troppo ghiaccio che può rappresentare un problema, sia per la respirazione che per la nutrizione, per dei pinguini ancora inesperti. E non pensare che i pinguini compiano solo qualche centinaia di chilometro: arrivano a farne oltre tremila dalla colonia che si sono lasciati alle spalle e, una volta raggiunta la meta, imparano a immergersi e a cercare nutrimento in modo autonomo. Imparano a nuotare, senza l’aiuto dei genitori.
Sulla rivista Marine Ecology Progress Series è stato pubblicato uno studio condotto dalla Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), in collaborazione con il Centre National de la Recherche Scientifique. Questa ricerca descrive molto bene come i giovani pinguini trascorrano i mesi dell’estate australe (che corrispondono al nostro inverno) in marcia verso il Nord, per poi spostarsi nuovamente a Sud nel periodo invernale.
Così tra il 2013 e il 2014 i ricercatori hanno seguito una dozzina di giovani pinguini durante il loro primo anno in mare. Per questo studio sono stati usati dei particolari device che hanno permesso di ricevere informazioni sulla loro prima esperienza in acqua: non solo venivano registrati i loro movimenti sul piano orizzontale, ma anche quelli sul piano verticale; i dati raccolti venivano trasmessi al sistema satellitare Argos, che ne eseguiva il download. Questi dispositivi sono stati applicati con colla e fascette alle folte piume dei pinguini, consapevoli che sarebbero stati persi con la muta annuale del piumaggio.
I dati raccolti dagli studiosi hanno rivelato l’importanza di un particolare strato dell’oceano per il sostentamento dei giovani pinguini. Questi, infatti, cacciano in una zona precisa, chiamato termoclino, un punto in cui le acque profonde si mescolano a quelle di superficie. Queste acque, essendo più a contatto con l’atmosfera sono più calde e ricche di ossigeno, mentre le acque più profonde sono più fredde e anche più dense.
I giovani pinguini tornano poi a casa verso Sud tra marzo e aprile e qui trascorrono il resto dell’inverno. Il primo tuffo nell’oceano è per il pinguino imperatore un'esperienza vitale, perché è in questa fase della sua vita che deve imparare a badare a se stesso. Ad oggi questa specie rimane ancora a rischio di estinzione: in Antartide si contano circa una quarantina di colonie, per un totale di 270 mila – 350 mila individui. Un ipotetico aumento di 2°C della temperatura globale potrebbe provocarne una diminuzione di oltre il 50% delle colonie esistenti.